Sono ancora 15.000 in Italia le scuole a rischio sismico, con 8 milioni di studenti coinvolti

Red

Sono circa il 90% le persone che, a dieci anni dal terremoto che sconvolse il 26 settembre 1997 l’Umbria e le Marche sono rientrate nelle loro abitazioni. Su 11.494 interventi finanziati con il Programma 1998-2001, ne sono stati portati a termine 9.896 , ovvero l’86% del totale. Per il programma 2002-2008 sono stati portati a termine, invece, il 44 per cento degli interventi. Questo il bilancio della ricostruzione post-terremoto presentato questa mattina a Palazzo Chigi, in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il Capo del Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, i presidenti della Regione Umbria, Rita Lorenzetti, della Regione Marche, Gian Mario Spacca e l’ex sottosegretario alla Protezione Civile Franco Barberi. "Si può parlare senza iattanza di modello di ricostruzione post terremoto umbro-marchigiano – ha detto il Governatore dell’Umbria, Rita Lorenzetti, frutto della collaborazione tra tutti i livelli e le amministrazioni dello Stato e gli Enti Locali". Per il Governatore della Regione Marche il bilancio è positivo:” Sono stati dieci anni spesi bene e siamo tornati alla normalità dopo un sisma di grandissime proporzioni che ha danneggiato oltre 22 mila edifici e ha comportato lo sgombero di oltre 3 mila abitazioni". Importante il passaggio di Bertolaso in tema di messa in sicurezza degli edifici scolastici: ”Lo dobbiamo alle migliaia di morti a causa dei sismi e lo dobbiamo ai piccoli della scuola di San Giuliano di Puglia e ai loro genitori”. Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso ha sulle 15.000 scuole a rischio perché situate in zone sismiche. Interessati all’emergenza circa 8 milioni di ragazzi. “Per mettere in sicurezza queste scuole – ha detto Bertolaso – occorrerebbero 4 miliardi di euro. Abbiamo investito, e lo faremo ancora in Finanziaria, per 440 milioni di euro e cosi abbiamo potuto mettere in sicurezza il 10% di questi edifici. Occorrerebbero ancora 50 euro l’anno di investimenti a studente per almeno dieci anni. Un grosso impegno che però andrà compiuto perché è una priorità”