Sovraffollamento carceri, le richieste del Sappe

Tiziana Montalbano

"Il 26 marzo scorso la capienza delle 206 strutture penitenziarie del Paese (161 case circondariali, 38 case di reclusione e 7 istituti per le misure di sicurezza) ha registrato la presenza di 61.202 detenuti. Cifra, quest’ultima, che in un paio di mesi non solo sarà sicuramente superata ma che ragionevolmente si eleverà all’allarmante numero di 70.000 detenuti presenti nelle carceri italiane entro la fine di quest’anno. Che potrebbero diventare 100.000 in poco più di tre anni, se non viene invertito il trend di crescita dei ristretti". E’ quanto si legge in una nota inviata ieri al presidente del Consiglio Berlusconi e al ministro della Giustizia Alfano dalla Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa della categoria. Scrive il segretario generale Donato Capece: “L’attuale sovraffollamento va a discapito delle condizioni detentive in linea con il dettato costituzionale previsto dal terzo comma dell’articolo 27 e delle condizioni lavorative delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria che lavorano nella prima linea delle sezioni detentive. Un Corpo in cui si registrano carenze di organico pari a oltre 5.500 unità. La questione generale del sovraffollamento penitenziario non può trovare esclusiva risposta nello sviluppo dell’edilizia, come recentemente previsto nel decreto “milleproproghe” che ha individuato Commissario straordinario ad hoc l’attuale Capo dell’Amministrazione penitenziaria Franco Ionta. A nostro avviso è necessario individuare risorse per prevedere nuove assunzioni nel Corpo – eventualmente rimuovendo gli ostacoli legislativi che impediscono di bandire concorsi nazionali per specifiche sedi regionali – e rimodulare il complessivo sistema sanzionario del Paese. La classe politica ha colpevolmente perso l’occasione dell’approvazione dell’indulto per porre interventi strutturali in materia penitenziaria. E’ necessaria una nuova politica della pena, conclude la lettera Capece che, differenziando arrestati e condannati a seconda del tipo di reato commesso in una logica di riorganizzazione dei circuiti penitenziari, preveda una maggiore espansione dell’esecuzione penale esterna (ossia il sistema delle misure alternative, che può essere incentivata offrendo garanzie di sicurezza credibili sia dal giudice che le dispone sia dalla stessa collettività) e l’impiego della Polizia Penitenziaria all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) con compiti di controllo. Ci auguriamo che il Governo voglia e sappia raccogliere questa sfida di civiltà."