Strage Reggio Emilia, la parola al criminologo

Paola Fusco

 

 Ha ucciso la moglie e il figlio diciannovenne a coltellate e colpi di martello. Ha ridotto in fin di vita l’altro figlio di 4 anni e l’anziana padrona di casa, amica di famiglia. Poi ha ingurgitato una gran quantità di farmaci e alcol e ha chiamato il 112 per confessare. Infine si è gettato dalla finestra del secondo piano della palazzina a Reggio Emilia in cui viveva. Davide Duò ora è in coma; non può spiegare perché l’ha fatto ma chi lo conosce dice che è stata la mancanza di lavoro a farlo impazzire. Da due anni, l’azienda di ceramiche presso la quale lavorava l’aveva messo in cassa integrazione e a maggio era finita anche quella. Senza più sussidi, schiacciato dall’angoscia di non trovare un impiego, Davide si era rinchiuso in sé: aveva allontanato amici e parenti, e da casa usciva sempre meno. Bassa tolleranza allo stress, stato depressivo intenso e narcisismo particolarmente accentuato sono le caratteristiche dei family mass murder, assassini di massa familiari, come li definiscono i profiler dell’Fbi. In Italia si contano 30 casi l’anno secondo Vincenzo Mastronardi, criminologo dell’università di Roma “La Sapienza”. I family mass murder, infatti, “hanno alcune determinate caratteristiche che li identificano – spiega Mastronardi – se sono adulti si suicidano sempre, se sono invece adolescenti (vedi Erika e Omar) non si suicidano. E’ sempre presente una miscela esplosiva di tre componenti: bassa tolleranza allo stress, stato depressivo intenso e narcisismo particolarmente accentuato, del tipo ‘a me non la si fa, muoia Sansone con tutti i Filistei’. Dal 1900 a oggi ne abbiamo contati una trentina l’anno senza alcun aumento – sottolinea il criminologo – l’identikit è generico senza attinenze con le condizioni culturali. E’ ‘family mass murder’ secondo i nostri studi chi uccide già da due persone in su, mentre nella
definizione dell’Fbi rientrano quelli che uccidono da tre persone in su, per non parlare degli animali, in particolare i cani, che spesso vengono coinvolti nella strage in quanto considerati di famiglia. Le motivazioni scatenanti – dice Mastronardi – sono economiche e quelle relative al dissesto affettivo, come ad esempio i figli, dilaniati tra un affetto e l’altro. Il possesso dell’arma da fuoco comunque è una tentazione, quindi meno armi in circolazione ci sono meno si offrono gli strumenti in quanto altri tipi di arma non permettono queste stragi".