Stress lavoro, colpiti medici e forze dell’ordine

red

"Una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è riconducibile allo stress". E’ quanto emerge dagli studi condotti dall’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro). Le cause dello stress lavoro-correlato sono molteplici, ma riconducibili principalmente alla tipologia di professione, all’organizzazione del lavoro e al modo in cui sono gestite le risorse umane nel contesto lavorativo. In Europa ne sono colpite circa 40 milioni di persone con una perdita pari a 77 miliardi di euro. In Italia gli stressati dal lavoro sarebbero circa quattro milioni e le categorie più a rischio sono le professioni sanitarie, le Forze dell’Ordine e gli insegnanti. Secondo un’indagine dell’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, in Europa lo stress derivato dall’occupazione colpisce ben quaranta milioni di persone, quasi un lavoratore su quattro. Una cifra molto alta che si traduce in costi per assenze e malattie che vanno oltre i venti miliardi di euro all’anno. All’aumento dello stress contribuiscono la precarietà lavorativa dovuta ai nuovi contratti e le nuove forme di lavoro intellettuale legate alla diffusione tecnologica. Spesso l’impressione di non essere all’altezza del compito o del ruolo provoca uno squilibrio che alimenta in maniera significativa uno stato ansioso che porta a quel tipo di stress che in gergo psicologico si chiama stress-lavoro correlato. Il pericolo più grande, oltre a una serie di problemi di carattere psicosociale, che spesso conducono a un uso crescente di psicofarmaci, è rappresentato dalla somatizzazione dello stress psicologico che sfocia facilmente in disturbi gastrointestinali o, in casi più gravi, in disagi cardiovascolari.