USA: libera vendita per carne e latticini clonati

Massimo Scambelluri

La pecora Dolly? Ottima da mangiare! Questo in sintesi quanto stabilito dalla Food and Drug Administration negli Stati Uniti che ha consentito la vendita delle carni e del latte di animali nati per clonazione. A parte lo sconcerto che una tale notizia ha suscitato nell’opinione pubblica, la decisione della FDA è stata chiaramente presa dopo un’attenta analisi dei possibili rischi e apre senz’altro la strada ad una omologa iniziativa europea. L’EFSA, l’ Agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha già avviato una consultazione pubblica che servirà a formulare entro il prossimo mese di febbraio un parere scientifico sulla sicurezza alimentare di tali prodotti. Preoccupate le Associazioni dei consumatori per la normativa USA che in pratica equipara la carne, il latte e i derivati provenienti da bestie clonate a quelli prodotti da animali “naturali”. Non sarà possibile infatti negli Stati Uniti, conoscere se la bistecca che si sta acquistando provenga o no da un animale clonato, in quanto questi prodotti non dovranno avere alcun tipo di etichetta che li differenzi dagli altri. La clonazione è quindi praticamente uscita dalla sua fase di ricerca e si avvia a diventare un formidabile business. In Italia sono state fatti solo pochi esperimenti ma in altre parti del mondo, come in Giappone, un maiale è stato clonato stabilmente per 4 generazioni dal genetista dell’Università di Tokio Hiroshi Nagashima. La Coldiretti evidenzia in una sua indagine la netta contrarietà degli italiani alla commercializzazione di tali prodotti; il 55% degli intervistati ritene che ne vada proibita la vendita, il 36% ritiene almeno necessaria un’etichettatura che li contraddistingua, e solo l’8% li mangerebbe tranquillamente. Anche negli USA la situazione non è dissimile, tanto che alcune case produttrici di latte dichiarano sulle confezioni dei loro prodotti di non utilizzare latte clonato.