Veneto, tensione nelle celle sovraffollate delle carceri regionali. Il Sappe in visita a Padova, Verona e Vicenza

redazione

2.338 detenuti presenti nelle carceri del Veneto, 2.201 uomini e 137 donne; uno su quattro tossicodipendente, 745 imputati, 1.593 condannati, 1.375 stranieri. E 500 Agenti di Polizia Penitenziaria in meno rispetto agli organici previsti nelle 9 carceri regionali venete. E’ la fotografia della situazione penitenziaria regionale denunciata dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Il Sindacato, con il segretario generale SAPPE Donato Capece e quello nazionale Giovanni Vona, ha visitato ieri il carcere di Padova ed oggi quelli di Verona e Vicenza. Commenta Capece: “L’Amministrazione Penitenziaria dovrebbe dire non una ma cento volte grazie ai poliziotti penitenziari in servizio nel Veneto, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va anche il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, perché se le carceri regionali reggono alle costanti criticità penitenziarie è solamente merito loro. Contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria e dalla Giustizia Minorile e di Comunità. In Veneto, in particolare, nel solo 2016 si sono contati 327 atti di autolesionismo, un decesso per cause naturali, 40 tentati suicidi sventati in tempo dalla Polizia Penitenziaria, 4 suicidi, 319 colluttazioni e 105 ferimenti. Ed il Corpo di Polizia Penitenziaria, che sta a contatto con i detenuti 24 ore al giorno, ha carenze di organico pari ad oltre 7.000 Agenti, 500 Agenti in meno solamente in Veneto”.
Capece e Vona evidenziano in particolare le gravi criticità operative del Personale di Polizia Penitenziaria a causa delle carenze di organico nei Reparti: “Devono fare seriamente riflettere e pericolose condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari, che ogni giorno di più rischiano la propria vita nelle incendiarie celle delle carceri italiane. Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando e potenziando i livelli di sicurezza delle carceri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè. Le idee e i progetti dell’Amministrazione Penitenziaria, in questa direzione, si confermano ogni giorno di più fallimentari e sbagliati. La tensione resta alta nelle carceri: altro che dichiarazioni tranquillizzanti, altro che situazione tornata alla normalità. Davvero non comprendo come si possa aver avuto il coraggio, nella recente legge di modifica della legge penale e penitenziaria, di estendere ancora di più la vigilanza dinamica nelle carceri, che vorrà dire più caos e violenza nei penitenziari. Non ci si ostini a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto: gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno. E’ sotto gli occhi di tutti che servono urgenti provvedimenti per fronteggiare le molte criticità del sistema penitenziario del Veneto”.