Venezia, violenta aggressione in carcere a Santa Maria Maggiore contro la Polizia Penitenziaria.

redazione

Non ha la fine la scia di violenza e sangue che caratterizza ormai da molto tempo il mondo delle carceri, alcuni detenuti particolarmente aggressivi ed arroganti ed appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è avvenuto questa mattina nel carcere Santa Maria Maggiore di Venezia e lo riferisce il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Parla Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del SAPPE: “Questa intorno un detenuto italiano ha aggredito uno dei poliziotti penitenziari di servizio. Una aggressione particolarmente violenta ed improvvisa, che ha costretto l’invio dell’Agente al Pronto soccorso per le cure. Le criticità del carcere veneziano sono tante. L’emergenza è all’ordine del giorno e il sistema regge ancora grazie al sacrificio e abnegazione delle donne e uomini in divisa della Polizia Penitenziaria”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà e parole di apprezzamento per il poliziotto penitenziario di Venezia Santa Maria Maggiore contuso: “E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebbe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere nell’anno 2017”, denuncia. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.
Per il SAPPE “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”.
Anche per questo il giudizio del SAPPE sulla riforma dell’ordinamento penitenziario è sempre stato critico: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni – che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria, come la riforma penitenziaria approvata qualche giorno fa dal Governo nel Consiglio dei Ministri. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria!”.