Verona: detenuto muore suicida in cella, un altro aggredisce e ferisce un poliziotto penitenziario

redazione

Giornate campale, quella di ieri, nel carcere di Verona.
Spiega quel che è accaduto Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “E’ stata davvero una giornata nera per il carcere di Verona. Alla mattina, durante la perquisizione ordinaria, un detenuto nordafricano ha minacciato il personale di Polizia Penitenziaria addetto ai controlli con una lametta per non farli entrare nella cella che occupa, dopodiché si è scagliato contro il personale e nella colluttazione ha sferrato un pugno in faccia a un Agente che ha riportato una prognosi di 15 giorni, refertati dal pronto soccorso. A distanza di poco, nella stessa Sezione detentiva, un detenuto di origine nigeriana, entrato a gennaio 2019 con posizione giuridica giudicabile, si è tolto la vita mediante impiccamento: nulla hanno potuto i pur tempestivi interventi dei poliziotti, che pure lo avevano portato nell’immediatezza nell’infermiera dove gli è stato fatto un massaggio cardiaco con defibrillatore senza esiti. Poco più tardi, infine, un altro detenuto maghrebino è stato portato in codice rosso all’ospedale per aver ingerito pile e lamette. Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
Continuano, dunque, le condizioni di forte criticitàall’interno delle carceri e dei Reparti di Polizia Penitenziaria del Triveneto, e in particolare a Verona, dove sono costanti e continui eventi fortemente pregiudizievoli per l’ordine e la sicurezza interna dell’Istituto e per l’incolumitàdel personale di Polizia Penitenziaria”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è lapidario nella denuncia: “Un detenuto che si toglie la vita in carcere è un fallimento per lo Stato. Vittime innocenti di un disagio individuale a cui non si riesce a fare fronte nonostante gli sforzi e l’impegno degli operatori, in primis le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che il carcere lo vivono nelle sezioni detentive”. Capece esprime solidarietàal poliziotto penitenziario aggredito e sostegno alla protesta del SAPPE del Triveneto:“La situazione all’interno penitenziaria si è notevolmente aggravata rispetto al 2017. I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre delle carceri italiane nell’intero anno 2018 sono inquietanti: 10.423 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2017, già numerosi: 9.510), 1.198 tentati suicidi sventato in tempo dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria (nel 2017 furono 1.135), 7.784 colluttazioni (che erano state 7.446 l’anno prima). Alto anche il numero dei ferimenti, 1.159 ferimenti, e dei tentati omicidi in carcere, che nel 2018 sono stati 5 e nel 2017 furono 2. La cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.
Netta è la denuncia del SAPPE: “Da tempo il SAPPE denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e se non accadono più tragedie più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Per questo nelle carceri c’è ancora tanto da fare, ma senza abbassare l’asticella della sicurezza e della vigilanza, senza le quali ogni attività trattamentale è fine a sè stessa e, dunque, non organica a realizzare un percorso di vera rieducazione del reo. Ed è grave che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria guidato da Francesco Basentini non sia in grado di mettere in campo efficaci strategie di contrasto alla spirale di ingiustificata violenza contro i poliziotti penitenziari!”.