A Matera un caso di Revenge Porn

redazione

La Polizia di Stato di Matera ha dato esecuzione ad una Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal locale Tribunale, nei confronti di un trentasettenne domiciliato a Matera, responsabile del reato cd revenge porn. La misura scaturisce dall’attività investigativa compiuta dalla Squadra Mobile lo scorso dicembre, a seguito di una denuncia presentata da una donna residente in un comune della provincia di Matera. Le indagini, hanno evidenziato che l’uomo, con precedenti di polizia, non aveva accettato l’interruzione della loro relazione sentimentale durata circa due anni, dando luogo a ripetute molestie e minacce che hanno procurato alla donna uno stato d’ansia ed un timore per la propria incolumità, costretta ad uscire poco e mai da sola, a guardarsi sempre le spalle e a parcheggiare l’automobile in zone lontane dalla propria abitazione.

Inoltre, l’uomo, sospettando una nuova relazione sentimentale intrapresa dalla donna, ha pubblicato su “facebook” video nei quali veniva ripresa in atteggiamenti intimi, inviandoli anche tramite “messenger” al padre ed al fratello minore della donna, nonché tramite “whatsapp” anche ad altri conoscenti,mentre sul proprio profilo il soggetto ha anche postato una foto che ritraeva una pistola a tamburo e su di un tavolo delle munizioni facendo scattare un’immediata perquisizione che ha portato poi all’arresto in flagranza per la detenzione illegale dell’arma risultata rubata ad un uomo residente in provincia di Bari, con quattro cartucce cal. 7.65, sulla quale sono in corso accertamenti della Polizia Scientifica. L’attività investigativa ha inoltre consentito di rinvenire su un’altra “chat” l’elenco di diciassette donne che avrebbero avuto con lui dei rapporti sessuali. In tale messaggio, l’uomo indicava le donne, tutte di un comune del materano, con le iniziali e con l’età, invitando i mariti a contattarlo per avere adeguata documentazione dei rapporti avuti con le donne. Sono stati così sequestrati due telefoni cellulari, tre computers e  una chiavetta “usb” contenenti materiale di interesse investigativo.