Addestramento al terrorismo internazionale. Questa l’accusa che ha portato, nella mattinata del 21 luglio, all’arresto di Mosthapa El Korchi, il 41enne imam della piccola moschea di Ponte Felcino, e di altri due clandestini di 47 e 36 anni, Mohamed Elijari e Driss Safi Kaficam. Secondo gli inquirenti i tre marocchini, appartenenti a una cellula di matrice “jihadista”, avrebbero tenuto nella piccola moschea alle porte di Perugia lezioni di combattimento con tecniche di agguato e uccisione, addestramento all’impiego di materiali esplosivi, armi da fuoco e sostanze chimiche. Si sarebbero avvalsi, inoltre, di filmati e documenti scaricati da internet, materiale da commentare insieme alle potenziali reclute, tra cui anche alcuni bambini. Della “scuola di terrorismo”, così come indicata dal direttore dell’Ucigos Carlo De Stefano, faceva parte anche un quarto marocchino, già individuato all’estero e raggiunto dall’ordine di custodia cautelare in carcere. Il blitz del 21 luglio è il risultato di un’indagine avviata due anni fa dalla Digos di Perugia, dal Servizio Centrale Antiterrorismo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione di Roma, dal Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma e dal Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni per l’Umbria. Nell’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, sono state eseguite oltre 20 perquisizioni personali e locali; sono stati sequestrati anche diversi materiali, compresi documenti e istruzioni per la preparazione e l’esecuzione di attentati terroristici. Complimentadosi con il capo della Polizia e con l’Ucigos per gli arresti eseguiti, il ministro dell’Interno Amato ha dichiarato: “Ancora una volta le nostre forze di polizia hanno dimostrato la loro grande capacità di mantenere sotto controllo questi ambienti, sventando rischi molto concreti. È stata messa in atto una lunga attività investigativa che ha portato a individuare non una predicazione più o meno radicale, ma l’utilizzo della Moschea a fini di attività terroristica vera e propria. Si conferma, dunque, la necessità di mantenere sempre alta l’attenzione verso luoghi che dovrebbero essere solo di attività religiosa”.
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