Abuso di prodotti televisivi a pagamento, 39 soggetti indagati

redazione

La diffusione della televisione digitale dovuta al recente transito al digitale terrestre (c.d. switch off), e l’ampliamento dell’offerta di prodotti televisivi a pagamento hanno incentivato il ricorso a pratiche per l’accesso abusivo a trasmissioni televisive cd. ad accesso condizionato. Nell’ambito della produzione e distribuzione di contenuti televisivi a pagamento, infatti,  rivestono  primaria importanza i cosiddetti sistemi di accesso condizionato che si fondano su tecnologie che utilizzano appositi sistemi di codifica e decodifica, basati su algoritmi, per consentire l’accesso a dati o contenuti fruibili solamente da parte degli utenti autorizzati, secondo le modalità che il distributore dei dati o contenuti avrà scelto. E’ il tipico caso dell’accesso a pagamento a programmi o piattaforme televisive satellitari, terrestri o via cavo offerto sul mercato dalle aziende che operano nel settore.Il sistema di accesso condizionato è stato negli ultimi tempi oggetto di violazioni attraverso una procedura (denominata comunemente card-sharing), che consente la illecita condivisione tra più soggetti del segnale legittimamente destinato ad un solo utente, che ne corrisponde il corrispettivo al distributore. Nel corso delle proprie attività di monitoraggio della Rete a tutela della sicurezza delle telecomunicazioni, la Polizia delle Comunicazioni ha riscontrato la presenza di appositi software che consentono di infrangere, attraverso l’indebita estrazione ed il successivo utilizzo delle chiavi di codifica del segnale, i sistemi di sicurezza del segnale audiovisivo a pagamento.Esistono in Rete numerosi siti che pubblicizzano difatti la fornitura a pagamento di servizi di card-sharing, rendendo abusivamente fruibili ai propri clienti contenuti audiovisivi ad accesso limitato. In particolare, i gestori dei suddetti spazi web offrono veri e propri servizi di “abbonamento parallelo” ai segnali televisivi a pagamento, commercializzando software appositamente configurati per ricevere dal server “pirata” le chiavi di decriptazione. In alcuni casi, in alternativa al solo software, vengono venduti decoder già configurati per consentire la visione dei programmi ad accesso condizionato (in particolare eventi sportivi, reality show,  cinema in HD) per un periodo temporale predefinito e variabile.La crescente diffusione del fenomeno, accompagnata dall’evoluzione tecnologica, è in grado di arrecare grave danno, sia alle aziende specializzate nella produzione e fornitura di sistemi di sicurezza digitale, sia a quelle che producono e diffondono programmi televisivi. Nei mesi scorsi il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, dopo avere ricevuto gli esposti relativi alla violazione dei propri sistemi ad accesso condizionato delle principali società operanti nel settore, ovvero Sky e Mediaset e Nagravision, fornitore dei sistemi di sicurezza di Mediaset, ha dato vita, sotto la direzione della Procura di Roma-Gruppo Criminalità Informatica, ad attività di analisi e monitoraggio del fenomeno, allestendo una piattaforma informatica capace di individuare gli  utenti coinvolti a vario titolo nelle attività criminali.Negli ultimi mesi sono stati eseguiti provvedimenti di perquisizione emessi dalla Procura della Repubblica di Roma a carico di 39 soggetti, indagati nell’ambito di un procedimento penale aperto per i reati di truffa informatica e violazione della normativa sul diritto d’autore  (art. 640 ter c.p.), di cui 28 nel Lazio, 7 in Sicilia, 3 in Piemonte e 1 in Emilia Romagna. Tra i soggetti indagati professionisti, titolari di esercizi commerciali e aziende ed operatori di settore.Le perquisizioni hanno consentito di sequestrare copioso materiale, informatico e cartaceo, che ha fornito importanti riscontri alle ipotesi di reato consentendo di ricostruire i tasselli di un sistema piramidale ed aprendo orizzonti internazionali (Svizzera e Germania) alle indagini.L’indagine si colloca come la prima risposta delle forze dell’ordine ad un fenomeno delittuoso ancora in fase di evoluzione, e come segnale di allerta per la collettività della portata criminale di condotte troppo spesso percepite come tollerabili nel comune sentire sociale.