Acquario di Alghero: Forestale sequestra due tartarughe marine

Redazione
Una storia lunga e travagliata quella di Genoveffa, la tartaruga marina  sequestrata dal Corpo forestale dello Stato nei giorni scorsi presso l’acquario di Alghero dove viveva da circa 35 anni.
L’esemplare femmina di Caretta caretta era stata catturata nelle acque del Mediterraneo nel 1977, prima che entrasse in vigore in Italia la Convenzione di Washington (CITES) per la tutela di specie animali e vegetali in via di estinzione. Genoveffa, già a pochi anni di età era stata così privata della libertà e relegata in una vasca per l’esposizione al pubblico, priva dei requisiti minimi necessari a garantire le idonee condizioni bio-etologiche e di conservazione della specie oltre che quelle basilari di benessere (temperatura controllata, regolamentazione del fotoperiodo, ricambio adeguato dell’acqua).
Un primo sequestro della tartaruga, apparsa visibilmente deperita, era stato eseguito nel 2010 dal Corpo di vigilanza ambientale e forestale della Regione Sardegna. Il quadro clinico e l’inadeguato stato nutrizionale avevano reso necessario nel luglio 2011 il trasferimento urgente dell’animale presso un Centro di Recupero specializzato. Otto mesi più tardi, però, il Tribunale di Sassari aveva disposto il dissequestro e la restituzione dell’esemplare al proprietario dell’acquario. Immediata la reazione dell’opinione pubblica, soprattutto internazionale, e delle istituzioni che ha portato alla pianificazione del recente controllo eseguito in maniera congiunta tra il Servizio CITES Centrale di Roma del Corpo forestale dello Stato, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’Unità Operativa per la tutela degli animali del Ministero della Salute, con la collaborazione di un team di veterinari specializzati.
Nei giorni scorsi la task force interministeriale ha effettuato un sopralluogo presso la struttura, dove ha riscontrato uno stato di generale degrado. Nessun miglioramento era stato apportato agli ambienti che ospitavano Genoveffa e la vasca di detenzione risultava ancora priva dell’impianto di termoregolazione, della luce diretta del sole e delle lampade UVB, indispensabili per la detenzione di un rettile in cattività. Per di più mancava un sistema di accesso adeguato in termini di sicurezza, anche per gli operatori, e di tempestività per l’animale in caso di necessità di intervento di pronto soccorso. L’acqua nella vasca di detenzione appariva torbida, tanto da rendere necessario il prelievo di campioni da analizzare che sono stati inviati a un Istituto Zooprofilattico. Inoltre il carapace della tartaruga appariva deforme, opaco e rivestito da uno strato di alghe, aspetti tipici di soggetti con gravi carenze nutrizionali provocate dalle pessime condizioni ambientali.
Dopo aver acquisito anche il parere dei medici veterinari, il proprietario dell’acquario è stato denunciato per i reati di maltrattamento e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura. 
L’uomo, inoltre, dovrà rispondere anche per l’offerta in vendita e l’utilizzo per fini di lucro dell’esemplare in assenza della prescritta documentazione CITES. La sentenza del 2012 emessa dal Tribunale di Sassari aveva legittimato la detenzione dell’esemplare, poiché catturato prima dell’entrata in vigore della Convenzione di Washington, ma non il suo utilizzo per fini commerciali. Dalle indagini sarebbe emerso che il responsabile, invece, oltre a tenere l’esemplare esposto al pubblico per fini di lucro ne avrebbe tentato la vendita. 
Nell’ambito dei controlli è stata inoltre accertata la presenza nell’Acquario di un esemplare di tartaruga alligatore, appartenente ad una specie considerata pericolosa per la salute e l’incolumità pubblica, detenuto in assenza di specifiche autorizzazioni. Anche quest’ultimo rettile è stato posto sotto sequestro. Entrambe le tartarughe sono state trasferite presso un Centro di Recupero specializzato di Oristano.
Non si esclude che la tartaruga marina Genoveffa, dopo un periodo di riabilitazione e attento monitoraggio da parte degli esperti del Centro di Recupero, potrà essere liberata in mare riacquistando la libertà da tanto tempo perduta.