Agente Pedro, primo cane antidroga meticcio

Paola Fusco

Dal recinto di un canile di periferia alla caccia ai narcotrafficanti: una vera e propria svolta
nell’esistenza del meticcio Pedro, un incrocio tra Labrador e Samoiedo, scelto tra altri 1.500 cani e pronto a diventare la nuova punta di diamante del Servizio cinofilo antidroga della questura di Roma. Pedro è stato prelevato nella capitale dal canile della Muratella e prenderà servizio il mese prossimo presso il Centro di coordinamento servizi cinofili di Nettuno (Roma). Prima di cominciare ad annusare valigie sospette, dovrà però frequentare un corso di addestramento antidroga di tre mesi insieme al suo conduttore, il poliziotto insieme al quale svolgerà l’attività operativa. “I nostri cani – spiega il vicequestore aggiunto Alberto Di Cuffa, funzionario addetto al Servizio Reparti Speciali del Dipartimento di Pubblica Sicurezza – sono impiegati in quattro settori di intervento: tutela dell’ordine pubblico e prevenzione generale, sostanze stupefacenti, attività antiesplosivo e armi, ricerca e soccorso. Nella fase di acquisizione questi animali, sia che provengano da donazioni di privati o da acquisti o dai canili, sono sottoposti a un protocollo sanitario e di prove che è uguale per tutti”. “La resa operativa e i parametri di impiego – prosegue Di Cuffa – sono esattamente gli stessi sia per i cani di razza (normalmente Pastori tedeschi, Labrador, Pastori belgi Malinois) sia per i meticci. Tra l’altro questi ultimi, normalmente prelevati dai canili, non costano nulla all’amministrazione”. L’ unica differenza è che se il cane viene acquistato appositamente, in genere c’è uno scarto bassissimo tra selezionati e operativi, mentre in media solo il 20% degli animali presi dai canili riesce, al termine dell’addestramento, a diventare un poliziotto a quattro zampe. Ad aiutare Massimo Mancini, assistente della Polizia di Stato, nella ricerca di un cane che potesse corrispondere alle caratteristiche comportamentali adatte per l’arruolamento in polizia sono stati gli operatori dell’Ufficio diritti degli animali del Comune di Roma che gestiscono le adozioni e hanno segnalato alcuni esemplari tra gli ospiti dei canili di Bracciano, Acilia e Roma Muratella. L’istinto e l’esperienza di Massimo, conduttore cinofilo dal 1993, hanno permesso di individuare, tra questi, il partner a quattro zampe idoneo, ed è così che è stato scelto Pedro, “un giocherellone che non molla mai la pallina con la quale gioca nemmeno se una cagnolina gli passa accanto”, racconta Mancini. Requisito fondamentale per diventare un cane antidroga è avere un forte attaccamento al gioco, oltre naturalmente al fatto di essere sano e possedere un buon equilibrio mentale. La vicenda di Pedro dimostra che non è necessario avere il pedigree, “come sostiene anche il responsabile della Squadra cinofili della questura di Roma, l’ispettore capo Claudio Marrese, che – si legge sul sito della Polizia di Stato – ha aderito a questa iniziativa da subito”. Fondamentale è il rapporto che si instaura tra il poliziotto e il proprio cane: i due formano infatti una coppia affiatata che spesso non si divide neppure quando il cane va in pensione (a circa 8 anni), perchè il conduttore lo adotta”. Per l’addestramento antidroga si utilizza il metodo di condizionamento agli odori delle cinque principali sostanze stupefacenti: all’inizio hashish e marijuana, poi anche ecstasy, eroina e cocaina. “Tutto viene presentato come un gioco e l’odore – precisa la Polizia – viene associato al divertimento”. La sostanza stupefacente, utilizzata in minimi quantitativi, “viene chiusa in un sacchetto di tela fitta e poi inserita in una pallina o in giochini che sono nascosti nei posti più difficili da scovare. Il primo Centro Addestramento Cani della Polizia fu costituito al termine della prima guerra mondiale. Esemplari di pastore tedesco vennero acquistati in Germania e successivamente fatti riprodurre nell’allevamento di Postumia, all’epoca in territorio italiano, per poi essere utilizzati principalmente dai commissariati di frontiera nell’attività di repressione dell’immigrazione clandestina e del contrabbando lungo l’arco alpino. Quando per i cani della polizia arriva l’ora della pensione, dopo anni di lavoro, in genere gli animali vengono affidati al conduttore con il quale hanno condiviso anni di esperienze. Non sempre però il poliziotto ha la possibilità di ospitare il suo ex compagno a quattro zampe; è nata così l’idea di permettere ai cittadini di adottare un cane poliziotto al termine del servizio attivo. Gli ex cani poliziotto possono quindi essere affidati a privati cittadini ma è necessario, in ogni caso, che siano persone che abbiano esperienza con cani da guardia o da difesa. Chi intende tenere con sè un cane poliziotto deve compilare un’apposita domanda di adozione e inviarla al Centro di Coordinamento dei Servizi Cinofili presso l’Istituto per Sovrintendenti e di Perfezionamento per Ispettori di Nettuno. All’atto del ritiro del cane, il futuro padrone sosterrà un colloquio di verifica della compatibilità caratteriale con l’animale e della capacità necessaria alla sua gestione.