Anonymous Italia attacca il sito del SAPPE

Eugenia Scambelluri

“Un attacco assurdo e ingiustificato, un lungo sproloquio su eventi drammatici che vengono strumentalizzati per fini tutt’altro che di verità, giustizia e trasparenza. Gli hacker parlano di cose che non sanno, soprattutto senza conoscere i fatti e i dati oggettivi: si guardano bene dal dire che negli ultimi vent’anni le donne e e gli uomini hanno sventato oltre 17mila suicidi di detenuti in carcere e sono intervenuti tempestivamente negli oltre 125mila atti di autolesionismo di altrettanti detenuti…”, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Non saranno questi attacchi anonimi e vigliacchi a fermare la nostra attività per rendere il carcere una casa di vetro trasparente, perché noi non abbiamo nulla da nascondere. Certo, è significativo che abbiano colpito noi e non altri. E’ evidente che, se ti schieri, vai incontro a dei rischi. Noi siamo impegnati per rivendicare la dignità e la valorizzazione sociale della Polizia Penitenziaria e non ci spaventano questi attacchi informatici…”.

Il SAPPE si aspettava di essere l’obiettivo di un attacco informatico condotto dal movimento Anonymous Italia a seguito dei noti avvenimenti riguardanti il caso Cucchi. E sul blog poliziapenitenziaria.it aveva scritto nei giorni scorsi una lettera aperta proprio ad Anonymous.

“Prima di subire queste “attenzioni” vorremmo, però, avere la possibilità di dire tre cose”, scrisse il SAPPE  mercoledì 19 novembre nella lettera aperta pubblicata sul blog poliziapenitenziaria.it. “La prima è che i nostri colleghi finiti sul banco degli imputati, prima, e sulla gogna mediatica, poi, sono innocenti sotto qualunque profilo si voglia inquadrare la vicenda: quello giudiziario, quello sociale o quello morale”.

“La seconda” proseguiva la lettera “è che siamo consapevoli che prima o poi riuscirete di nuovo a manomettere i nostri siti web e a sospendere temporaneamente la nostra “voce” sul web. Su questa partita ci dichiariamo già “sconfitti”. La terza, infine, è che nessun atto dimostrativo e nessun sabotaggio riuscirà a fiaccare la nostra determinazione a parlare, discutere ed informare di carcere, di società, di giustizia e di sicurezza, in modo obiettivo e al solo fine di rendere l’istituzione penitenziaria una “casa di vetro”, così che la gente riesca davvero a farsi un’opinione senza essere condizionata dai filtri e dalle interpretazioni di chicchessia”.

Il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria ribadisce oggi che “il nostro scopo principale è quello di far conoscere a tutti il lavoro di migliaia di persone normali che ogni giorno indossano l’Uniforme della Polizia Penitenziaria e diventano persone speciali disposte al sacrificio personale e delle proprie famiglie pur di compiere il proprio dovere al servizio del Paese”.

E sulle battaglie del gruppo di hacker puntualizza: “La Vostra è una battaglia che non ci interessa perché, a nostro parere, i problemi dell’esecuzione penale non si risolvono con dimostrazioni tanto eclatanti quanto simboliche, ma con il lavoro quotidiano e determinato, per ora svolto solo dal Corpo di Polizia Penitenziaria e pochi altri”.