Ascoli Piceno: suicida in carcere imprenditore edile

Eugenia Scambelluri

“La morte di un detenuto intristisce tutti, specie coloro che il carcere lo vivono quotidianamente nella prima linea delle sezioni detentive, come le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato. Nulla poteva far immaginare cosa avesse intenzione di fare il detenuto  che si è ucciso stanotte ad Ascoli Piceno. Certo, un ristretto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, commentando il suicidio in cella nel carcere di Ascoli Piceno dell’imprenditore edile di Fermo che il 15 settembre scorso aveva ucciso a colpi di pistola due suoi ex operai kosovari che erano andati a chiedergli stipendi arretrati.

“Il suicidio di un altro detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. Lo conferma anche il dato di 20 suicidi di detenuti nei primi sei mesi dell’anno. Non sono peraltro  passati che pochi giorni dal suicidio, il 12 ottobre scorso, di un altro detenuto, nel carcere di Como. Altro che emergenza superata, come ci affretta a liquidare la questione sovraffollamento: i drammi e le tensioni in carcere restano, eccome. Proprio il SAPPE, il primo e più rappresentativo Sindacato della Polizia Penitenziaria, ha avuto modo di ricordare nel corso di una visita nei penitenziari marchigiani qualche giorno fa che dal 1 gennaio al 30 giugno 2014 nelle carceri delle Marche si erano contati il suicidio di un detenuto ad Ancona, 149 atti di autolesionismo, 15 tentati suicidi, 53 colluttazioni e 4 ferimenti”, aggiunge Capece.  

Il sindacalista sottolinea che “negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 16mila tentati suicidi ed impedito che quasi 113mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Purtroppo oggi ad Ascoli Piceno il poliziotto di servizio non ha potuto impedire il decesso del detenuto”.

Il SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, sottolinea: “La situazione nelle carceri resta allarmante. Altro che emergenza superata! Per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio in carcere – come a Ascoli Piceno – con professionalità e umanità. Ma devono assumersi provvedimenti concreti: non si può lasciare solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria la gestione quotidiana delle costanti criticità delle carceri marchigiane e del Paese tutto”.