“Con la legge 120 che ha riformato il Codice della Strada la segnaletica è tornata in primo piano tra i fattori di sicurezza. Ora è tempo di passare dalle parole ai fatti”, ha dichiarato Paolo Cattorini, presidente di Assosegnaletica. Il primo via libera sembra venire dall’articolo 208, che così come modificato, anche in assenza dei decreti attuativi che sciolgano dubbi e incertezze, potrebbe essere già operativo dando ossigeno alla manutenzione. L’articolo prevede che il 50 per cento dei proventi delle multe sia destinato agli enti proprietari delle strade e l’altro 50 per cento agli enti accertatori per la realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza della segnaletica; in particolare indirizzerebbe, inoltre, il 12,5% delle multe alla segnaletica e alla sua manutenzione. “Il timore dell’Associazione – che riunisce le principali imprese produttrici di segnaletica – è che, in attesa dell’emanazione dei decreti attuativi, i fondi possano essere utilizzati per equilibri di bilancio o compensazioni varie”, ha sottolineato il presidente. Dal dibattito è emerso che il ministero dovrà affrontare la redazione di più di trenta decreti attuativi con conseguente incertezza sulla tempistica e sulla priorità da dare agli stessi. Pertanto l’auspicio dell’Associazione è che nei prossimi tre o quattro mesi vengano emanati i decreti attuativi relativi alla destinazione delle multe. Questo vuol dire raggiungere due obiettivi immediati: più sicurezza e contribuire al rilancio del settore industriale delle piccole e medie imprese che da anni operano in questo mercato. Infatti, dall’indagine sullo stato della segnaletica presentata ieri, è emerso che due segnali verticali su tre sono fuorilegge e il 94% della segnaletica orizzontale non è a norma nel campione esaminato. Illeggibili, arrugginiti, errati e troppo vecchi sono i segnali di alcune aree della Capitale durante un sopralluogo a campione eseguito la scorsa settimana. Spesso coperti da piante oppure inefficaci per la perdita di colorazione, illuminazione e catarifrangenza. A due anni dalla prima inchiesta svolta dai tecnici di Assosegnaletica in collaborazione con il quotidiano “Il Tempo”, nulla è cambiato. Gran parte dei segnali sono stati simpaticamente denominati ‘nonni cartelli’, perché preistorici e scaduti. Sul lato posteriore dei segnali, infatti, appaiono date quali 1968, 1979, 1982 che indicano una manutenzione inesistente da decenni. Di norma, i cartelli con pellicola di classe 1 dovrebbero essere controllati ogni sette anni, mentre quelli con pellicola di classe 2 ogni dieci. Le date presenti sul retro, invece, parlano chiaro: i cartelli non sono a norma perché gli addetti ai lavori non sono mai passati per misurarne la reale efficacia. I cartelli obsoleti rendono pericolose e insicure le nostre strade. “Occorre investire di più” è il monito di Assosegnaletica.
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