Attacco hacker alle università italiane

la redazione

In seguito al gravissimo attacco hacker subito da 18 tra le più importanti Università italiane, il bilancio di dati personali,  password e numeri di telefono rubati  è dell’ordine delle migliaia. 

A rivendicare l’attacco è stato il gruppo Lulz Security — abbreviato in LulzSec —  già noto per le incursioni dei mesi scorsi a Fox Tv e Fox.com, seguiti da quelli a Sony Japan, Nintendo e Sony Bmg.
 

“Questo è un grande giorno per tutti noi e uno pessimo per le università italiane perché i loro siti sono pieni di debolezze. Italiani, date tutti i vostri dati a questi idioti? È uno scherzo? Cambiate le password, ragazzi. Cambiate il concetto di sicurezza, università. Avremmo potuto diffondere molti più dati, avremmo potuto distruggere database e il vostro network. Eravate pronti a questo?” hanno dichiarato i giovani criminali informatici del LulzSec attraverso l’account Twitter @LulzStorm. 

Ma se da una parte ci sono criminali sempre pronti a infiltrarsi nella Rete per rubare dati, dall’altra professionisti della sicurezza informatica lavorano ogni giorno per garantire la mas-sima protezione. 

Alle dichiarazioni di LulzSec risponde Eddy Willems, Security Evangelist del G Data Security Lab: “Se Lulzstorm fosse un’organizzazione intelligente troverebbe altri modi per mostrare i problemi di sicurezza relativi ad alcuni specifici siti web o reti; invece ciò che vuole ottenere è solo l’attenzione del pubblico, ottenere popolarità invece di mostrare i veri problemi. Oltretutto, queste azioni sono del tutto illegali e danno un segnale negativo al pubblico.  Farebbero meglio a concentrarsi sulla creazione di cose più produttive. È anche ora che l’High Tech Crime Unit e l’ordine pubblico reagiscano. Sta diventando una tendenza in questi giorni, ma non è sicuramente un buon modo per evolversi.  I veri (dannosi) hackers resteranno al di fuori dei riflettori, perché le azioni di questo tipo di gruppi come LulzStorm lascerà nell’ombra quelli veri. LulzStorm sta creando una cortina di fumo per i veri hacker, ma non sono nemmeno consapevoli di questo. Naturalmente i veri hacker non si sono quasi mai visti sui Media, tranne che in alcuni casi. 

Ci auguriamo che le Forze dell’Ordine possano fare il loro lavoro a una buona distanza, G Data è sempre pronta a sostenere le loro indagini mettendo a disposizione i propri laboratori informatici”.