Un poliziotto penitenziario di 46 anni in servizio al Nucleo Traduzioni della Casa Circondariale di Catania Bicocca, G. S., si è tolto la vita, nel primo pomeriggio, a bordo della sua macchina nelle campagne di Caltagirone, vicino al penitenziario della cittadina sicula. A darne notizia è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Sembra davvero non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei cinque Corpi di Polizia dello Stato italiano”, aggiunge il leader del SAPPE, che ricorda come “nel 2014 furono 10 i casi di suicidio nelle file della Polizia Penitenziaria”.
Ancora oscure le cause che hanno portato l’uomo, sposato e padre di due figlie di 13 e 17 anni, al tragico gesto, ma Capece sottolinea come sia importante “evitare strumentalizzazioni ma fondamentale e necessario è comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dal poliziotto. Non può essere sottaciuto ma deve anzi seriamente riflettere la constatazione che negli ultimi 3 anni si sono suicidati più di 35 poliziotti e dal 2000 ad oggi sono stati complessivamente più di 100, ai quali sono da aggiungere anche i suicidi di un direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e di un dirigente generale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza). Non sappiamo se era percepibile o meno il disagio che viveva il collega che si è ucciso. Quel che è certo è che sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l’Amministrazione Penitenziaria è in grosso affanno e in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta. E questo sarà uno degli argomenti che intendiamo affrontare nell’incontro con il nuovo Capo DAP, Santi Consolo, in programma per giovedì prossimo, 15 gennaio”.
Il pensiero del SAPPE va “alla moglie, alle figlie, ai familiari, agli amici e ai colleghi dell’uomo suicida. A loro va il nostro pensiero e la nostra vicinanza”, conclude commosso e affranto Capece.