Carcere Minorile di Airola Sappe replica al Garante Campano dei Detenuti

redazione

 

Il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello, novello Torquemada, probabilmente si sente investito di un ruolo, quello dell’inquisitore, non consono al ruolo di chi svolge una funzione di garanzia, difesa e tutela nei confronti dei cittadini. E’ quello che traspare da quanto espresso in un suo comunicato stampa sul carcere minorile di Airola. A Ciambriello, evidentemente affascinato da termini esterofili, noi, orgogliosi della lingua italiana, diciamo che a dare informazioni inventate, ingannevoli o distorte, rese pubblice con il deliberato intento di disinformare o di creare scandalo attraverso i mezzi di informazione, sono coloro che – nonostante l’evidenza dei fatti! – continuano a sostenere che nel carcere minorile di Airola va tutto bene e che non c’è nessun problema… Sostenerlo, però, vuol dire raccontare una realtà diversa da quel che si presenta nell’Istituto penale per minorenni airolano”.

 

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, replicando ad un comunicato stampa diffuso dal Garante dei detenuti regionale, Samuele Ciambriello.

 

“Il SAPPE, sino ad oggi, ha dato notizia e denunciato fatti oggettivi accaduti perché in tale particolare circostanza ha ritenuto al limite la situazione raggiunta, ma gli eventi critici si stanno reiterando con una frequenza oramai divenuta insostenibile. Sono dunque del tutto sterili le polemiche dei novelli Torquemada, che addirittura chiedono le teste di chi ha il coraggio di non nasconderle nella sabbia. Mettere la testa sotto la sabbia non vuol dire che i problemi non ci siano, anzi”, prosegue. “Eppure, anche loro, i difensori dell’indifendibile, hanno o dovrebbero avere gli occhi per vedere: si sono accorti, ad esempio, che alcuni di quelli che loro chiamano “ragazzi” (ma che sono detenuti), per i quali sembrano preoccuparsi solo per gli eventuali “danni” a cui andrebbero incontro per la loro “eccessiva esposizione mediatica” (!) – come se fosse normale mandare foto e video dalle celle dell’Ipm -, hanno mandato in giro foto che sono pregiudizievoli dell’ordine e della sicurezza della struttura stessa e di chi in essa lavora in prima linea?”

 

Il SAPPE domanda a Ciambriello:

“Ma il garante i è accorto o no che questi episodi sono reiterati nel tempo? E ha avuto notizia delle aggressioni e risse di taluni detenuti contro i nostri Agenti, feriti e contusi? E delle loro minacce di morte contro poliziotti penitenziari? I novelli Torquemada, tutto questo, lo sanno o fanno finta di non saperlo? E fanno anche finta di non sapere anche dei detenuti trovati in celle con smartphone e connessione internet, con i quali hanno visitato anche siti porno – tentativo confermato dallo stesso garante – e che i tablet non vengono più usati per fare i colloqui, ora garantiti attraverso PC a postazione fissa? Come mai?”

 

Siamo curiosi di sapere (ma è facile immaginarlo…) chi abbia ispirato queste comunicazioni irreali. Ma a cosa e a chi serve dire che “Va tutto ben, Madama la Marchesa”?”, prosegue ancora Capece, che invita il Ministero della Giustizia a “fare esaminare da tecnici informatici le attività poste in essere con i tablet, acquisendo tutto ciò che è stato cancellato ed i siti internet visitati”.

 

Il SAPPE – primo e più rappresentativo Sindacato della Polizia Penitenziaria – continuerà a sollecitare e pretendere una trasparenza reale della gestione della cosa pubblica, un concreto rispetto delle regole e della democrazia in materia di organizzazione del lavoro dei poliziotti di Airola, di salubrità dei posti di lavoro, di rispetto dei diritti inviolabili di ogni singolo Agente, Sovrintendente, Ispettore di Polizia Penitenziaria. Soprattutto rivendichiamo il diritto alla trasparenza perché non abbiamo nulla da nascondere”, aggiunge ancora Capece. “L’impegno del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una “casa di vetro”, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci “chiaro”, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto – lavoro svolto quotidianamente, lo ripeto, con professionalità, abnegazione e umanità dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. E la Polizia Penitenziaria che lavora nel carcere minorile di Airola è formata da persone che nonostante l’insostenibile, pericoloso e stressante lavoro credono nella propria professione, che hanno valori radicati, un forte senso d’identità e d’orgoglio, gradi professionalità e ogni giorno in carcere ad Airola fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano ogni giorno, con buona pace delle illazioni dei novelli Torquemada”.

 

“Ma non è certo nascondendo la testa sotto la sabbia – come fanno gli struzzi – o negando quel che succede che si risolvono le criticità reali della Polizia Penitenziaria in servizio all’IPM di Airola”, conclude Capece.