Carceri, a Genova il primo suicidio in cella

redazione

“E’ purtroppo morto il detenuto straniero ristretto nel carcere di Marassi a Genova ha lo scorso sabato sera aveva tentato il suicidio nella sua cella ma era stato salvato in tempo dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Ciò non ha però potuto impedire che il ristretto, di 36 anni e detenuto per spaccio di droga, finisse in coma vegetativo. Ed oggi, verso le 12, il detenuto è morto”.

Ne da notizia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri.

E’ questo purtroppo il primo detenuto morto per suicidio che si registra in un carcere italiano dall’inizio dell’anno e, per ironia della sorte,  il decesso avviene a poche ore dalla notizia, diffusa dall’Amministrazione Penitenziaria, di un calo di morti per suicidi in carcere dal 1992, suicidi che nel 2015 sono stati complessivamente 39”, prosegue il leader del SAPPE. “Ma l’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 17mila tentati suicidi ed impedito che quasi 125mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Purtroppo a Marassi, il pur tempestivo intervento del poliziotto di servizio non ha potuto impedire il decesso del detenuto”.

Capece sottolinea infine come “la situazione nelle carceri resta allarmante. Altro che emergenza superata! Per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio in carcere – come a Marassi – con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici e per una “guida di comando” del Reparto di Polizia Penitenziaria che talvolta non garantisce stabile continuità. Ma devono assumersi provvedimenti concreti: non si può lasciare solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria la gestione quotidiana delle costanti criticità del Paese. In questo contesto, destano preoccupazione e perplessità certe decisioni in materia di riorganizzazione dell’amministrazione della Giustizia sul territorio ligure che prevedono – in netta controtendenza con il principio della territorialità della pena e con la garanzia di assicurare stabili rapporti con gli Enti locali e le istituzioni a favore della sicurezza sociale, attraverso l’impiego sul territorio del personale della Polizia Penitenziaria,  e di progetti concreti per il trattamento rieducativo del reo – la chiusura del carcere di Savona, l’accorpamento di quello di Imperia con la struttura detentiva di Sanremo e la cancellazione del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria di Genova, che sarà ‘assorbito’ da quello di Torino”.