Carceri: detenuto muore suicida a Palermo

Roberto Imbastaro

E’ un uomo nato nel 1968 l’ennesimo detenuto che si è tolto la vita in un carcere. E’ accaduto nella notte nel carcere di Palermo Pagliarelli, dove il giovane si è impiccato alle sbarre della sua cella nel Reparto Isolamento Sud.

E’ l’ennesima triste notizia che di troviamo a commentare – commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo di Categoria –. Abbiamo anche in altre analoghe situazione che il suicidio in carcere  è sempre – oltre che una tragedia personale – una sconfitta per lo Stato. Il Comitato nazionale per la bioetica ha recentemente sottolineato che il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze.

La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi e’ quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere, argomento rispetto al quale il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è da tempo impegnato”.

“Si tratta” prosegue Capece “della ennesima drammatica morte di una persona ristretta. Se la già e critica situazione penitenziaria del Paese non si aggrava ulteriormente è proprio grazie alle donne e agli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, che tra il 2010 ed il 2011 sono intervenuti tempestivamente in carcere salvando la vita a più di 2.000 detenuti che hanno tentato di suicidarsi ed impedendo che gli oltre diecimila atti di autolesionismo posti in essere da altrettanti ristretti potessero degenerare ed ulteriori avere gravi conseguenze. Poliziotti, è bene ricordarlo, i cui organici sono carenti di oltre 6mila e 500 unità e che mantengono l’ordine e la sicurezza negli oltre duecento Istituti penitenziari a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato, lavorando ogni giorno, ogni ora, nel difficile contesto penitenziario con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”.