Carceri, il SAPPE contesta la sovraesposizione mediatica del garante dei detenuti Mauro Palma

redazione

“C’è nel Paese una sovraesposizione mediatica del ruolo del Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, francamente inconcepibile. Ci sembra abbia addirittura offuscato il ruolo del Ministro della Giustizia e del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sulle tematiche delle carceri e dell’esecuzione penale. Palma parla sempre e solo di detenuti, chiaramente CONTRO la Polizia Penitenziaria, cosa che il Garante sta facendo sistematicamente – non è un caso che in ogni procedimento giudiziario contro poliziotti penitenziari si costituisce parte offesa… -. Altro che figura di garanzia, lautamente pagato, lui ed i componenti del Collegio, con i soldi pubblici: il fatto che il Ministro della Giustizia ed il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria non si espongono quasi mai consente a Palma di essere considerato il referente per eccellenza sulle tematiche penitenziarie: cosi non è. Palma, professore di matematica, rappresenta una sola parte del mondo della giustizia, ossia i detenuti, quelli che sono prevalentemente in carcere per avere commesso reati”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, con riferimento ad un articolo di Panorama sul ruolo del Garante dei Detenuti Mauro Palma.

“A cosa serve avere una figura del genere?” aggiunge Capece. ”Se necessario, proporremo una legge di iniziativa popolare o un referendum abrogativo per sopprimere la figura del Garante Nazionale, visto che ai detenuti delle carceri italiane sono assicurate e garantite ogni tipo di tutela, a cominciare dai diritti legati all’integrità fisica, alla salute mentale, alla tutela dei rapporti familiari e sociali, all’integrità morale e culturale. Diritti per l’esercizio dei quali”, prosegue, “sono impegnati tutti gli operatori penitenziari, la Magistratura ed in particolare quella di Sorveglianza, l’Avvocatura, le Associazioni di volontariato, i parlamentari ed i consiglieri regionali (che hanno libero accesso alle carceri), le cooperative, le comunità e tutte le realtà, che operano nel e sul territorio, legate alle marginalità. E particolarmente preziosa, in questo contesto, è anche l’opera svolta quotidianamente dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Donne e uomini in divisa che rappresentano ogni giorno lo Stato nel difficile contesto penitenziario, nella prima linea delle sezioni detentive, con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità. Con buona pace di taluni garantisti ‘a senso unico’”.