Stenta a decollare il decreto del Governo definito “svuota carceri”, convertito in legge lo scorso agosto dal Parlamento, almeno nella parte che ipotizzava l’uscita pressochè “certa e immediata” dai penitenziari italiani di migliaia di detenuti. Ad affermarlo è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri.
“La rilevazione mensile sull’affollamento delle carceri italiane contava 64.323 persone detenute lo scorso 31 ottobre, rispetto ai circa 38mila posti letto regolamentari. Solamente 435 in meno rispetto alle presenze di un mese prima, il 30 settembre 2013, quando i detenuti in carcere erano 64.758. E da fine agosto a fine ottobre i detenuti in Italia sono calati per un numero complessivo di 512 unità, un dato assolutamente insignificante confrontato ai drammatici numeri del sovraffollamento attuale, che vede più di 26mila persone in cella rispetto ai posti letto regolamentari a tutto discapito delle condizioni lavorative dei poliziotti penitenziari”, spiega il segretario generale del SAPPE Donato Capece.
“Non abbiamo i dati di quanti non sono entrati in carcere per effetto del decreto legge, che pure prevede che il magistrato possa disporre il ricorso ai domiciliari anziché la custodia cautelare in carcere per coloro che commettono reati con una pena prevista fino ai 4 anni, ma le uscite sono state assolutamente minime. Quasi il 40% dei detenuti è in attesa di un giudizio definitivo mentre i quasi 23mila detenuti stranieri in Italia rappresentano oltre il 35% della popolazione detenuta. Dati in controtendenza anche nelle regioni con la maggior concentrazione di detenuti: se il calo, ancorchè impercettibile, si registra in Lombardia (8.908 detenuti a fine ottobre rispetto ai 8.980 presenti a fine settembre), Campania (oggi 8.092, un mese fa 8.103), Lazio (7.100 oggi, 7.157 il 30 settembre), Piemonte (erano 4.869, ora sono 4.773) Emilia Romagna (3.767 rispetto ai 3.802) e Veneto (3.085 rispetto ai 3.158 di un mese fa), la Sicilia vede aumentare le presenze nelle celle regionali. Il 30 settembre avevamo nelle carceri regionali siciliane 6.987 detenuti che oggi sono saliti a 7.009”.
Il SAPPE, che pure è scettico sulle possibilità che in Parlamento si possa varare un provvedimento di clemenza, sottolinea una volta di più come “la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. Amnistia e indulto da soli non bastano: serve una riforma strutturale dell’esecuzione della pena, come pure ha sottolineato il Capo dello Stato Giorgio Napolitano nella sua lettera ai parlamentari di Camera e Senato lo scorso 8 ottobre sulla grave situazione penitenziaria del Paese”.