Carceri: riunione del SAPPE

Roberto Imbastaro

“La mia presenza oggi ad Orvieto, dove incontrerò i Baschi Azzurri in servizio e visiterò in carcere i vari posti di lavoro del Personale, vuole essere testimonianza di vicinanza del Primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, ai disagi dei colleghi dell’Umbria ed anche occasione per esprimere la nostra gratitudine a tutti i Baschi Azzurri del Corpo per quello che fanno ogni giorno nelle carceri umbre.

I quattro penitenziari della regione – Orvieto, Perugia, Spoleto e Terni – detengono complessivamente circa 1.670 persone detenute rispetto ad una capienza regolamentare di poco superiore ai 1.100 posti letto. E questo sovraffollamento fa fare ogni giorno alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria i salti mortali per garantire la sicurezza”.

E’ il commento di Donato CAPECE, Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE – il primo e più rappresentativo della Categoria -, che questo pomeriggio ad Orvieto incontrerà, con il Segretario Generale Aggiunto Giovanni Battista DE BLASIS ed il Segretario Regionale dell’Umbria Fabrizio BONINO, i rappresentanti ed i delegati del SAPPE ed il Personale di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri della Regione. La delegazione del SAPPE visiterà i luoghi di lavoro nel carcere orvietano e quindi incontrerà in assemblea i Baschi Azzurri in servizio. 

“Potremmo quasi dire che le carceri in Umbria sono 5. Alle 4 dislocate sul territorio in cemento, sbarre e mattoni se ne aggiunge un’altra, invisibile. Parlo delle 278 persone che sul territorio umbro sono attualmente ammesse alle misure alternative alla detenzione, a misure di sicurezza, a sanzioni sostitutive del carcere. Oggi noi abbiamo, in Umbria, 156 persone affidate in prova ai servizi sociali, 8 in semilibertà, 55 in detenzione domiciliare, 32 impiegati in lavori di pubblica utilità, 7 al lavoro all’esterno e 2 in libertà controllata. E’ del tutto evidente che scontare la pena fuori dal carcere, per coloro che hanno commesso reati di minore gravità, ha una fondamentale funzione anche sociale. Si deve infatti avere il coraggio e l’onestà politica ed intellettuale di riconoscere i dati statistici e gli studi Universitari indipendenti su come il ricorso alle misure alternative e politiche di serio reinserimento delle persone detenute attraverso il lavoro siano l’unico strumento valido, efficace, sicuro ed economicamente vantaggioso per attuare il tanto citato quanto non applicato articolo 27 della nostra Costituzione.

A cominciare da Orvieto e dall’Umbria, che a nostro avviso hanno tutte le condizioni ottimali per questa cambiamento culturale sulla sicurezza e sulla detenzione in carcere, che deve essere sempre – ricordiamocelo bene – l’extrema ratio. E’ altrettanto evidente che si deve potenziare il ruolo della Polizia Penitenziaria incardinandolo negli Uffici per l’esecuzione penale esterna per svolgere in via prioritaria rispetto alle altre forze di Polizia la verifica del rispetto degli obblighi di presenza che sono imposti alle persone ammesse alle misure alternative della detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova.

Il controllo sulle pene eseguite all’esterno, oltre che qualificare il ruolo della Polizia Penitenziaria, potrà avere quale conseguenza il recupero di efficacia dei controlli sulle misure alternative alla detenzione, cui sarà opportuno ricorrere con maggiore frequenza. Efficienza delle misure esterne e garanzia della funzione di recupero fuori dal carcere potranno far sì che cresca la considerazione della pubblica opinione su queste misure, che nella considerazione pubblica, non vengono attualmente riconosciute come vere e proprie pene.”