Carceri, SAPPE: “Riforma penitenziaria? Si, ma assicurando certezza della pena nella finalità rieducativa della pena”

redazione

“Giudico favorevolmente il parere negativo espresso nei giorni scorsi dalla Commissione giustizia del Senato allo schema di decreto legislativo di riforma del sistema penitenziario così come ideata dal precedente governo Gentiloni. Quella riforma penitenziaria prevedeva l’introduzione di svariate modifiche che, con un pericolosissimo effetto domino successivo, avrebbero portato, tra le varie, alla modifica delle pene relative all’ergastolo inflitto agli appartenenti alla criminalità organizzata e, di conseguenza, anche un aggiramento del famoso articolo 41-bis che così tanto fastidio ha arrecato ai detenuti per reati di mafia, ottenendo di fatto, la possibilità di ottenere gli stessi benefici dei detenuti condannati per reati comuni e non di mafia”.
Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Si dovrebbe dunque essere chiusa quì “la partita”della riforma penitenziaria dell’ex Ministro della Giustizia Orlando e dei due Esecutivi di sinistra Renzi-Gentiloni”, prosegue. “Questa riforma non ci piaceva, e lo avevamo detto fin dall’inizio. Avrebbe ampliato a dismisura vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto per effetto dei quali nelle carceri c’è stato e c’è un picco di eventi critici come risse, aggressioni, rivolte, tentati suicidi. Ricordo che, come SAPPE, ci eravamo fatti portavoce dei rilievi di autorevoli magistrati e associazioni di vittime della criminalità per denunciare come i provvedimenti oggetto del decreto di riforma penitenziaria andavano a indebolire il sistema giudiziario e carcerario: uno “svuota carceri” mascherato, fino alla rottamazione del 41bis. Altro che più sicurezza: in quel decreto erano contenuti un insieme di benefici a vantaggio di appartenenti alla criminalità organizzata e a quella comune, seppur violenti. Per questo quella riforma non ci è piaciuta fin dall’inizio. Si può certamente ragionare su una ipotesi di riforma penitenziaria, che preveda nuove assunzioni per il Corpo di Polizia Penitenziaria e carceri più funzionali al ruolo di sorveglianza e rieducazione. Ma lo si deve fare seguendo il principio che il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha messo in luce nelle linee guida del suo Dicastero illustrate recentemente al Parlamento: far convivere armoniosamente certezza della pena e finalità rieducativa della pena stessa. Tenendo, dunque, sempre bene a mente il sacrificio di Abele. Certezza della pena. Con buona pace di radical chic, politici decaduti e amici di Caino & C.”.