Carceri SAPPE: "Sbagliato indennizzo economico a delinquenti detenuti."

Eugenia Scambelluri

“Il Senato della Repubblica ha convertito in legge il decreto del Governo sui risarcimenti ai detenuti dopo le contestazioni della Corte di Giustizia europea. Non credo risolverà gli endemici problemi penitenziari. Certo trovo davvero singolare che, in un periodo di crisi economica, lo Stato tagli le risorse a favore della sicurezza del Paese e della Polizia Penitenziaria in particolare e poi sancisca un indennizzo economico giornaliero di 8 euro per gli assassini, i ladri, i rapinatori, gli stupratori, i delinquenti che sono stati in celle sovraffollate! A noi poliziotti non pagano da anni gli avanzamenti di carriera, le indennità, addirittura ci fanno pagare l’affitto per l’uso delle stanze in caserma e poi stanziano soldi per chi le leggi le ha infranto e le infrange. Mi sembra davvero una cosa francamente sconcertante, tanto più se si considerano i sacrifici che milioni di famiglie italiane affrontano da tempo in relazione alla grave crisi economica che ha colpito il Paese”.

Così commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, la conversione in legge del decreto del Governo sui risarcimenti ai detenuti dopo le contestazioni della Corte di Giustizia europea.

Capece torna a sollecitare riforme strutturali per il sistema penitenziario del Paese. E, richiamando le conclusioni della relazione della Commissione mista per lo studio dei problemi della magistratura di sorveglianza, sottolinea che “se si rimuovessero gli ”sbarramenti” che impediscono l’accesso alle misure alternative al carcere e si incentivassero gli interventi per il reinserimento sociale; se si usasse sempre come ”extrema ratio” la custodia cautelare (visto che quasi metà della popolazione penitenziaria è costituito da persone in attesa di giudizio); se si procedesse a ”bonificare” l’ordinamento penitenziario dagli automatismi preclusivi e si desse maggiore margine di manovra alla magistratura di sorveglianza, le presenze stabili di detenuti all’interno delle carceri potrebbero scendere dalle 5mila alle 10mila unità nel giro di un anno. E si avrebbe un calo del flusso annuale di detenuti stimabile tra le 15mila e le 20mila unità, con un consistente aumento delle misure alternative alla detenzione in oltre 10mila casi in un anno. O prevedendo l’espulsione per gli stranieri detenuti in Italia che devono scontare meno di tre anni di carcere. Queste sono le vere riforme strutturali sull’esecuzione della pena che servono: lavoro in carcere per i detenuti, espulsioni degli stranieri, detenzione in comunità per i tossicodipendenti ed alcooldipendenti che hanno commesso reato in relazione al loro stato di dipendenza.