La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia a risarcire un detenuto bosniaco per i danni morali subiti a causa del sovraffollamento della cella in cui è stato recluso per alcuni mesi nel carcere di Rebibbia. Condannato per furto aggravato a due anni di detenzione, secondo i giudici di Strasburgo, Izet Sulejmanovic è stato vittima di "trattamenti inumani e degradanti". All’ex carcerato andrà un risarcimento di mille euro. Secondo quanto accertato dalla corte, tra il novembre 2002 e l’aprile 2003 Sulejmanovic ha condiviso una cella di 16,20 metri quadri con altre cinque persone disponendo, dunque, di una superficie di 2,7 metri quadri entro i quali ha trascorso oltre diciotto ore al giorno. Tale spazio, hanno spiegato i giudici, è stato molto inferiore agli standards stabiliti dal Comitato per la prevenzione della tortura, che stabilisce in 7 metri quadri a persona lo spazio minimo sostenibile per una cella. La situazione per il detenuto è poi migliorata, essendo stato trasferito in altre celle occupate da un minor numero di detenuti, fino alla sua scarcerazione nell’ottobre del 2003. Una volta fuori dal carcere Sulejmanovic ha deciso però di presentare ricorso alla la Corte europea dei diritti dell’uomo. E ha vinto. Ora l’Italia gli deve mille euro.