COP21 protagonista sui social

Samanta Sarti

Grande interesse da parte degli internauti italiani, a giudicare dalle oltre 27.000 azioni di engagement (fonte dati: Data Web, Gruppo Data Stampa), per l’accordo sul clima siglato a Parigi durante la Cop21, lo scorso 22 Aprile. Il segretario delle Nazioni Unite, Ban-Ki moon, ha definito “storico” l’evento destinato a cambiare le sorti del Pianeta purché l’accordo, firmato da 175 Paesi, per contrastare i cambiamenti climatici a livello globale, entri in vigore il prima possibile. Le fonti online maggiormente riprese sono quelle che, oltre a raccontare in modo cronachistico come si sia svolta la cerimonia, aggiungono approfondimenti e dati inerenti gli sforzi, più o meno positivi, compiuti da alcuni Paesi. Un discreto numero di azioni (quasi 5.000) s’è focalizzato sulle fonti che hanno puntato l’indice sull’Italia: il nostro Paese, nonostante gli ottimi risultati raggiunti tra 2005 e 2102 nel campo delle energie rinnovabili, nell’ultimo triennio ha invertito drasticamente rotta, stando a quanto reso noto dal Climate Report della Fondazione Sviluppo Sostenibile. Pollice verso soprattutto in relazione alle emissioni dei gas serra: l’incremento, del 2,5%, interrompe una serie positiva di riduzioni, e pare sia dovuto alla crescita del Pil, al calo del prezzo del petrolio e del gas, all’aumento dei consumi energetici, a un rallentamento delle politiche di efficienza energetica e all’interruzione della crescita delle fonti energetiche rinnovabili.

Seconda per azioni di engagement, circa 16.500, la notizia che in Danimarca si stia valutando l’introduzione di una tassa sulla carne rossa, e molti altri cibi la cui produzione impatta negativamente sull’Ambiente, per combattere in modo drastico il cambiamento climatico. Il Concilio Etico danese, il team di esperti che affiancano il Governo, afferma che “Lo stile di vita degli abitanti della Danimarca è ancora lontano dall’essere definito ‘sostenibile’ e, visto che dobbiamo impedire l’innalzamento delle temperature oltre i 2°C, è necessario agire velocemente e coinvolgere nel cambiamento anche il cibo”.  Recenti, autorevoli, studi – si veda quello dell’Università di Oxford, pubblicato su National Academy of Sciences – avvalorano le strategie in corso di adozione da parte di molti Paesi. Mangiare troppa carne – sostengono – fa male: la transizione verso diete a base vegetale può ridurre la mortalità globale dal 6 al 10% e le emissioni di gas a effetto serra (legate al cibo) dal 29 al 70%.

Oltre 8.500 azioni di engagement per l’allarme “effetto greening” lanciato attraverso la rivista scientifica Nature Climate Change. Analizzando i dati raccolti dai satelliti Nasa-Modis e Noaa-Avhrr, 32 ricercatori hanno scoperto che, negli ultimi 33 anni, circa il 50% del territorio coperto da alberi è risultato essere più verde, non grazie ad opere di rimboschimento, ma a causa dell’aumento della concentrazione di anidride carbonica. O meglio: l’effetto greening – si legge nello studio intitolato "Greening of the Earth and its drivers", è dovuto per il 70% all’incremento della concentrazione di anidride carbonica presente nell’atmosfera, per il 9% all’aumento della deposizione di azoto e per l’8% ai cambiamenti del clima che si sono verificati negli ultimi anni. Il restante 4% è stato attribuito al cambiamento della morfologia del suolo. L’aumento repentino della massa verde globale causa apprensione tra gli scienziati poiché “il greening ha la capacità di cambiare radicalmente la ciclicità dell’acqua e del carbonio nel sistema climatico“, ha dichiarato il dottor Zaichun Zhu, dell’Università di Pechino, autore dello studio. Preoccupazione condivisa da Ranga Myneni, della Boston University: "Lo sviluppo in più di un albero non va a compensare il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidificazione degli oceani, la perdita di ghiaccio marino e la previsione delle tempeste tropicali più gravi in arrivo".