COP26: l’ultima spiaggia iniziata a Glasgow la conferenza contro il riscaldamento globale

Giacomo de Santis

Domenica 31 ottobre è iniziata a Glasgow la conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite che si concluderà il 12 novembre la cui presidenza per questa edizione è stata affidata al Regno Unito che ospita l’evento e all’Italia, partecipano oltre 200 nazioni.
Spiccano, per la loro assenza, due grandi nazioni la Cina e la Russia che sono tra i maggiori responsabili dell’attuale drammatica situazione ambientale.
L’obiettivo dichiarato del summit è quello di un impegno comune, più ampio possibile, a sostenere iniziative per contrastare il riscaldamento globale.
Preceduto dal recentissimo G20 di Roma dove sono stati raggiunti obiettivi ed impegni importanti che hanno spianato la strada ad una azione più concreta in occasione di COP26, da più parti si è sottolineata la necessità di passare dalle “parole” ai “fatti”.
Questo evento è stato definito cruciale per questo salto di qualità dalle parole ai fatti, durante il G20 di Roma si è già registrata una grande disponibilità a ridurre considerevolmente l’emissione di CO2 da parte dell’India ed è stato siglato un impegno a contenere entro 1,5° C l’aumento della temperatura globale entro il 2030. Da molte parti sono state avanzate perplessità che questo obiettivo possa essere raggiunto e questo scetticismo pesa molto anche sulle concrete possibilità che questo summit di Glasgow possa realmente passare dalle parole ai fatti. Ad alimentare questo scetticismo depongono le reiterate assenze, sia al G20 che a COP26, di Russia, Cina ed alcuni Paesi Arabi.
In questa prima giornata in molti hanno commentato le affermazioni fatte dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden al G20 di Roma della promessa di ridurre del 50/52% le proprie emissioni rispetto ai livelli del 2005. L’Unione Europea invece ha approvato di recente una legge per ridurre entro il 2030 le proprie emissioni del 55% rispetto ai livelii del 1990.
Sicuramente dal G20 rimbalzerà sul summit di Glasgow la proposta di approvare un documento sull’azzeramento totale delle emissioni entro il 2050, scadenza così netta che alla fine è stata sostituita con una formula più generica che si riferisce alla metà del secolo, modifica che sembra sia stata necessaria a causa di una netta opposizione della Cina alla data del 2050 in quanto, da tempo parla di voler raggiungere l’obiettivo dell’azzeramento di emissioni entro il 2060.
Certamente hanno destato attenzione le affermazioni del primo ministro inglese Boris Johnson che ha affermato: “Se Glasgow fallisce, fallisce l’intero progetto”. Aggiungendo che è giunta l’ora di passare dalle aspirazioni all’azione perché l’obiettivo sottoscritto a Parigi nel 2015 per contenere l’aumento della temperatura globale di 1,5° C rischia di rivelarsi non raggiungibile.
Numerose ricerche scientifiche e calcoli matematici evidenziano che gli impegni di Parigi agli attuali ritmi di produzione di CO2, non potranno essere rispettati.
La temperatura media globale è già aumentata di 1,1°C e con i tagli stimati per il prossimo decennio si potrebbe arrivare ad un aumento del 2,7°C entro la fine del secolo, previsione catastrofica per le conseguenze che essa racchiude, dallo

scioglimento di buona parte dei ghiacci , all’aumento del livello dei mari ed eventi atmosferici sempre più intensi e violenti.
Questo scenario apocalittico è stato l’oggetto di un recente rapporto redatto dall’Organizzazione Metereologica Mondiale dell’ONU che ha segnalato che gli ultimi sette anni sono stati i più caldi mai registrati, mentre il livello dei mari ha raggiunti nuovi record nell’anno in corso e gli eventi atmosferici sono diventati più violenti e prolungati cambiando il clima in intere regioni che solitamente fredde si sono trovate a fare i conti con temperature tropicali e con uragani e tempeste molto violenti e prolungati periodi di pioggia o siccità che hanno causato danni irreparabili all’agricoltura causando anche grandi problemi di dissesto idrogeologico.

Non mancheremo di tornare sull’argomento commentando i lavori del vertice di Glasgow.