Dopo l’Acquario di Alghero, anche lo storico delfinario di Rimini è stato oggetto di una visita della Task force interministeriale, che vede la partecipazione congiunta di funzionari del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, di medici veterinari del Ministero della Salute e dal Servizio CITES del Corpo forestale dello Stato.
Nel corso del sopralluogo sono state rilevate numerose irregolarità rispetto alle previsioni del decreto legislativo 73/2005 – in materia di giardini zoologici – e del D.M. 469/01 che disciplina il mantenimento dei tursiopi in cattività.
Sono risultati assenti ripari per gli animali dal sole e dalla vista del pubblico, un sistema di raffreddamento e di pulizia adeguata dell’acqua, nonché un idoneo programma di trattamenti medico veterinari. Inoltre, sono risultate assenti adeguate vasche per il trattamento medico veterinario degli animali, per la quarantena e per le femmine in gravidanza o allattamento. Le suddette irregolarità hanno comportato la contestazione, dal parte del Servizio CITES del Corpo forestale dello Stato, di sanzioni amministrative per un ammontare fino a euro 18.000.
A seguito delle nuove norme in materia di zoo e delfinari, maggiormente sensibili alle esigenze biologiche e di benessere delle specie ospitate, l’attuale vasca di contenimento, che risale a qualche decennio fa, risulta irregolare e non idonea a consentire un adeguato movimento dei tursiopi e garantire la salute fisica e psichica degli esemplari, costretti ad una convivenza coatta nel gruppo sociale dove sono inseriti.
Anche grazie al contributo di esperti in mammiferi marini, si è potuta riscontrare la somministrazione ai delfini di tranquillanti per inibire i problemi di aggressione intraspecifica e di cure ormonali, anche in questo caso in modo continuativo e prolungato, per non far esprimere i comportamenti legati alla maturità sessuale e impedire la riproduzione in consanguineità. Degli esiti del sopralluogo è stata notiziata l’Autorità giudiziaria.