Eliminare morbillo e rosolia entro il 2015

Riccardo Fraddosio

La “due giorni” di meeting tra la Commissione OMS, i Rappresentanti del Ministero della Salute e altri esperti italiani di sanità si conclude oggi a Roma.

L’incontro è stato richiesto 1 mese fa dalla Commissione OMS per l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita (WHO European Regional Verification Committee) per via dei dati italiani ancora incompleti. Il termine ultimo per eliminare morbillo e rosolia nella Regione europea è proprio la fine del 2015.

“Mi congratulo per la disponibilità del Ministero e dell’ISS  – afferma la Prof.ssa Susanna Esposito, Presidente della Commissione OMS per l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita e Presidente WAidid, Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (www.waidid.org) – e sono sicura che la Commissione Nazionale per l’eliminazione di morbillo e rosolia riuscirà presto portare a termine il lavoro richiesto. Il morbillo è una delle principali cause di morte in età pediatrica e adolescenziale nonostante sia disponibile un vaccino sicuro ed efficace e chiunque può essere infettato se suscettibile. Il morbillo, infatti, non colpisce solo i bambini: in media negli ultimi anni, il 40% circa dei casi in Europa si è verificato in persone di età superiore a 14 anni”.

In Italia, secondo dati dell’ISS, dall’inizio del 2013 sono stati segnalati 3.943 casi di morbillo di cui 2.251 nel 2013, 1.680 nel 2014 e 12 nel 2015. Riguardo i casi di rosolia, dall’inizio del 2013 sono stati segnalati 95 casi di cui 66 nel 2013, 28 nel 2014 e 1 nel 2015.

“Nonostante la curva decrescente – precisa Susanna Esposito – nel nostro Paese le coperture vaccinali sulla 1 dose si attestano intorno al 90% a fronte dell’obiettivo minimo del 95%, mentre quelle sulla seconda dose (introdotta nel 2005) non sono disponibili per tutto il Paese e nelle Regioni dove i dati sono stati raccolti risultano ben inferiori agli standard richiesti (meno dell’85% rispetto all’obiettivo del 95% anche per la seconda dose). In Italia, quindi, gli obiettivi di copertura vaccinale necessari per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita non sono stati ancora raggiunti”.

L’OMS–Regione Europa, durante il recente meeting di Copenhagen, ha invitato i decisori politici, gli operatori sanitari e i genitori ad intensificare la vaccinazione contro il morbillo nelle diverse fasce di età a rischio. Ciò contribuirà a mettere fine alle epidemie in corso nella Regione ed evitare ulteriori epidemie nel futuro. Basti pensare che nel 2014 e fino al 25 febbraio nel 2015, 7 paesi della Regione hanno segnalato 22.149 casi di morbillo. L’Italia è ancora al quinto posto, tra i 7 Paesi con il maggior numero di casi segnalati in questo periodo.

                                  

Nei 12 mesi da Gennaio a Dicembre 2014, 28 Stati membri dell’EU/EEA hanno segnalato 6.110 casi di rosolia.

A proposito di vaccini, è proprio di questi giorni la notizia della bimba di 4 anni morta a Roma per un’encefalite causata da complicanze del morbillo, non era stata vaccinata. “Il morbillo è una malattia virale che può avere un’evoluzione infausta – sottolinea Susanna Esposito – e non esiste una terapia specifica in grado di impedire tale evoluzione. Il rischio di morte per morbillo avviene in 1 caso ogni 10.000 e il rischio di complicanze, come l’encefalite, avviene in 1 caso ogni 1000. Le encefaliti, nei casi più gravi come quello di questa bambina, portano al decesso che può verificarsi a distanza di qualche mese o anche qualche anno dalla comparsa dei primi sintomi. Di conseguenza, la prevenzione con la vaccinazione è l’unica arma che abbiamo per evitare i decessi e le complicanze neurologiche permanenti legate a questa malattia”. 

E di vaccini, dei loro effetti diretti e indiretti e di nuovi allarmi si è discusso recentemente a Lisbona durante la 3°Conferenza Mondiale ESCMID. Tra gli altri, un focus speciale è stato dedicato alla pertosse, una malattia infettiva di origine batterica molto contagiosa che colpisce non solo bambini ma anche adolescenti e adulti. Nonostante l’alto tasso di vaccinazioni tra i bambini dei primi anni di vita, nel mondo industrializzato, secondo fonti OMS, si registrano ogni anno tra i 20 e i 50 milioni di casi e circa 300 mila decessi: tra i Paesi più colpiti, l’Europa (1 caso ogni 100.000), il Giappone, Nord e Sud America, Australia e Nuova Zelanda. “La mortalità per la pertosse  – aggiunge Susanna Esposito si registra soprattutto in bambini minori di 1 anno. I bambini più piccoli, non ancora vaccinati in modo completo sono infettati, però, dai genitori o dai fratelli più grandi. Infatti, la vaccinazione e anche l’infezione naturale non conferiscono un’immunità permanente e per restare protetti sono necessari richiami vaccinali ogni 5-10 anni, anche in età adulta. Inoltre, è difficile diagnosticare la pertosse negli adolescenti e negli adulti e, quindi, la terapia antibiotica indicata è prescritta con ritardo. Spesso è confusa con altre malattie respiratorie in quanto per identificare Bordetella pertussis sono necessarie metodiche di laboratorio sofisticate. Così, è frequente che ad adolescenti e adulti con tosse persistente venga posta diagnosi di pertosse dopo oltre 3 settimane dall’esordio della malattia e, prima della diagnosi e del trattamento, la malattia viene trasmessa nelle famiglie e, più in generale, in comunità”.

Proprio per la diffusione della malattia anche tra gli adolescenti e gli adulti, si rendono sempre più necessarie campagne di vaccinazione che contribuiscano ad aumentare la consapevolezza e i pericoli di tale malattia e che garantiscano adeguate coperture vaccinali nelle differenti fasce di età.