E’ iniziata da pochi minuti, nel quartiere romano di Bravetta, la manifestazione nazionale organizzata dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il più numeroso e rappresentativo dei Baschi Azzurri che lavorano nelle oltre 200 carceri del Paese, davanti alla sede del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in largo Daga. Gli agenti che aderiscono al SAPPE, provenienti dagli istituti e servizi della Capitale ma anche dalle Regioni Campania, Abruzzo, Molise, Marche, Basilicata e Puglia, hanno deciso di portare in piazza ancora una volta il disagio della Polizia Penitenziaria.“Noi poliziotti penitenziari siamo quelli che vivono in prima persona i disagi del carcere perché siamo nelle sezioni detentive, in mezzo ai detenuti, 24 ore al giorno”, dichiara Donato CAPECE, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “E sentiamo distante l’Amministrazione Penitenziaria che mette in ginocchio i poliziotti tagliando i fondi per vestiario, missioni fuori sede, riparazione mezzi e persegue soluzioni fumose e pericolose come l’autogestione delle carceri da parte dei detenuti e l’accorpamento di più posti di servizio per un solo agente. In più, questo DAP guidato da Tamburino e Pagano, è talmente distante dalla realtà che ha favorito la promozione per meriti straordinari di un archivista del Dipartimento! Uno schiaffo agli agenti che ogni giorno, nella prima linea delle sezioni, hanno a che fare con 100/150 detenuti, rischiando la vita ogni minuto. Loro cosa si meriterebbero? Una promozione a Generale?”.Sul costante sovraffollamento penitenziario e sugli eventi critici che quotidianamente si verificano nelle oltre 200 carceri italiane (aggressioni, tentati suicidi, suicidi, ferimenti, atti di autolesionismo), Capece avanza alcune proposte concrete: “Se la politica volesse intervenire concretamente sull’emergenza carceri, potrebbe farlo subito con 3 provvedimenti, che non ha preso l’attuale Ministro Guardasigilli. Mi riferisco a processi più rapidi, espulsione dei detenuti extracomunitari per far scontare loro la pena nel paese di provenienza e soprattutto far scontare la pena ai tossicodipendenti in una comunità di recupero – conclude – E’ ovvio che, se come oggi i detenuti stanno 20 ore in cella, questo alimenta tensioni. Dovrebbero lavorare, ma ci vuole una legge apposita e la volontà politica per farla, che nel nostro Paese non c’è. In Germania è così. Lavorano con soddisfazione perché stare fuori dalla cella dà senso di serenità ed è diverso che stare 20 ore rinchiusi senza fare nulla, alternandosi tra chi sta seduto e in piedi per mancanza di spazio. Questo acuisce la tensione, quindi aggressioni e tentati suicidi. Il DAP ed il Governo tecnico hanno fatto poco o nulla per il carcere e chi ci lavora. Per questo oggi il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, manifesta a Roma”.
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