Extreme Networks rileva le principali preoccupazioni dei CIO negli ambienti universitari

Roberto Imbastaro

Extreme Networks, leader nelle soluzioni network ad alte prestazioni, ha reso noti i risultati di una survey condotta a livello internazionale sulle principali preoccupazioni dei CIO nei centri universitari di tutto il mondo.

 

La survey, denominata ‘What’s Keeping Higher Education CIOs Up At Night?’, è stata realizzata attraverso alcune interviste con i responsabili IT delle università di Stati Uniti,  Europa, America Latina e Asia-Pacifico. Secondo questa indagine, le cinque priorità strategiche fondamentali per il 2015 sono prima di tutto relative alla gestione e alla implementazione delle infrastrutture IT, seguite dai temi sicurezza, mobility, distribuzione delle applicazioni e cloud computing.

 

Una delle maggiori preoccupazioni dei CIO in merito alla gestione delle proprie infrastrutture IT riguarda la quantità di risorse da destinare alla prevenzione o alla risoluzione di incidenti di servizio: il 71% degli intervistati dichiara di orientare una parte importante degli investimenti IT per evitare possibili cali del servizio di rete. Un 53% confida di impiegare importanti risorse per garantire la larghezza di banda necessaria ad assicurare la continuità delle attività della propria organizzazione. Un 36% mostra preoccupazioni per le possibili interferenze che gli utenti WiFi potrebbero causare sulla rete wireless. Infine, un 31% impiega sforzi notevoli per il controllo di usi non appropriati di strumenti e applicazioni IT all’interno dell’organizzazione (Shadow IT).

 

L’analisi delle informazioni che viaggiano in rete come fonte di business intelligence è sempre più apprezzata. Un’alta percentuale degli intervistati, il 67%, considera piuttosto utile l’uso di applicazioni analitiche di rete, sia per pianificare le risorse IT sia per gestire e garantire la qualità della User Experience a studenti e docenti. Solo il 9% degli intervistati ammette di non aver previsto l’uso di applicazioni analitiche.

 

E’ stata presa in considerazione anche l’importanza dell’ “Internet of Things” all’interno dei progetti IT dei centri universitari intervistati. Più di un terzo dei CIO sentiti sta già considerando questo fenomeno nei progetti BYOD, mentre un 47% prevede questa tendenza all’interno dei progetti di pianificazione IT ordinari. Un 23% prevede di tenerne conto per un futuro prossimo, e un 19% lo considera una priorità strategica. Soltanto un 5% considera questa tendenza irrilevante per la propria organizzazione.

 

I nuovi modelli di insegnamento basati sulle nuove tecnologie (insegnamento capovolto, lauree a distanza) stanno diventando sempre più importanti nel campo universitario. Nella maggior parte dei centri intervistati si utilizza qualche metodo di insegnamento o assistenza on-line per gli insegnamenti impartiti. Un 73% manifesta un impiego moderato dei sistemi di e-learning, mentre un 11% degli stessi riconosce un uso intensivo dei servizi di insegnamento on-line nella propria organizzazione. Solo un 2% sostiene di non impiegare questo tipo di servizi e non prevede di utilizzarli in un futuro immediato.

 

L’offerta di corsi e lauree on-line rappresenta una linea di business che sta vivendo una rapida crescita, tanto per le università a “distanza” quanto per le università tradizionali, che hanno ampliato in questo modo la propria offerta formativa. La maggior parte dei centri intervistati, il 48%, fornisce già un 10-50% della propria offerta formativa in modalità on-line. Un 8% offre on-line più della metà delle proprie lauree.

 

Questa tendenza rappresenta una chiara sfida per i reparti IT, che si trovano coinvolti in misure diverse per la predisposizione o il supporto delle piattaforme on-line dei corsi universitari. Un 68% dei centri intervistati fornisce allo studente una parte o tutta la tecnologia necessaria alla realizzazione dei corsi. Inoltre, un 59% offre consulenza ad altri dipartimenti, sia nella progettazione che nella gestione della tecnologia necessaria per implementare i corsi on-line. Solo un 16% sostiene che il proprio dipartimento IT non è coinvolto nell’implementazione di questa tipologia di servizi.