La Guardia di Finanza di Andria, all’esito di una lunga e articolata attività di indagine, ha individuato un’associazione a delinquere, operante su tutto il territorio nazionale, finalizzata a commettere, adoperando diverse modalità di appalti illeciti nel settore edile, delitti in materia fiscale e patrimoniale, come l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, la distruzione di documentazione contabile e la truffa aggravata ai danni dello Stato. Il modus operandi dell’associazione consisteva nel creare fittiziamente imprese cosiddette “cartiere”, realizzate cioè al solo scopo di documentare rapporti commerciali fittizi, per creare una serie di indebiti benefici in capo alle imprese formalmente committenti. I soggetti responsabili hanno creato, a partire dal 2000, sette società “cartiere”, intestate a prestanome, che, durante l’esecuzione di appalti edili, assumevano formalmente lavoratori dipendenti al fine di evitare alle ditte che eseguivano realmente i lavori (società formalmente committenti) l’assunzione di tutti gli oneri contributivi e previdenziali. Le società rimanevano formalmente operative per un brevissimo periodo, per poi scomparire, trasferendo la sede in altre città d’Italia e distruggendo i documenti contabili. Solo una piccola parte dei cantieri, dei quali è stato possibile documentare la manodopera impiegata, ha fruttato all’associazione quasi un milione di euro per il mancato versamento dei contributi previdenziali, ma la somma si fa di gran lunga più rilevante se si tiene conto delle ritenute d’imposta, anch’esse non versate all’erario, gravanti sul reddito da lavoro dipendente relativamente alla manodopera impiegata. Lo stesso meccanismo di appalti fittizi veniva utilizzato al fine di emettere, utilizzando le medesime società “cartiere”, a favore delle ditte committenti, false fatture attestanti costi per lavori, in realtà eseguiti direttamente dalle committenti con dei costi molto più contenuti di quelli indicati. questo permetteva alle società utilizzatrici di conseguire indebiti crediti Iva e di caricare tutti gli oneri dovuti per tale imposta sulle società “cartiere”. Allo stesso tempo, i costi in tal modo documentati, venivano inseriti nelle dichiarazioni annuali delle società apparentemente committenti, le quali riducevano i propri utili, evitando il pagamento di quanto dovuto ai fini Irap e delle imposte sui redditi. Le fatture per operazioni inesistenti sono quantificabili in circa 100 milioni di euro. Due professionisti sono indagati per favoreggiamento, mentre altre quattro persone risultano indagate per aver riciclato il denaro proveniente dall’attività illecita incrementando il proprio patrimonio immobiliare. All’esito dell’operazione, dieci persone sono state tratte in arresto su tutto il territorio nazionale e si è proceduto al sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di conti correnti bancari e beni immobili per oltre tre milioni di euro: un attico a Roma, due appartamenti ad Andria, un fabbricato rurale e oltre un ettaro di terreni edificabili nel comune di Margherita di Savoia.
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