Febbre suina, quattro casi in Italia

Paola Fusco

  Salgono a quattro i casi di febbre suina in Italia. La conferma arriva dal ministero del Welfare, che rende noti i risultati dell’Istituto superiore di sanità su altri due pazienti risultati positivi ai test. "Il primo dei due casi è una ragazza di 16 anni, rientrata in Italia da un viaggio in Messico – si legge in una nota del dicastero – che ha accusato sintomi influenzali il 29 aprile ed è stata ricoverata presso l’Ospedale Spallanzani di Roma, dove è stata sottoposta a trattamento con terapia antivirale. Il secondo caso confermato oggi è un bambino di 11 anni ricoverato presso l’Ospedale Bambin Gesù di Roma, anch’esso proveniente da un viaggio in Messico, che ha avuto febbre e sintomi influenzali. Il bambino è stato trattato con terapia antivirale". Un aumento previsto, secondo il ministero, che non desta preoccupazione perché il virus ha una sintomatologia più leggera di quella dell’influenza stagionale e perché l’Italia dispone di scorte sufficienti di farmaci. Anche da Messico e Stati Uniti arrivano segnali "incoraggianti" e “nelle prossime settimane, complice il caldo, il virus sembrerà sparire”, come prevede il virologo dell’università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco,"ma poi in autunno, con condizioni climatiche piu’ favorevoli, potrebbe tornare e diventare uno dei microrganismi responsabili dell’influenza stagionale, con gli stessi effetti e danni che potrebbero essere moltiplicati. Nella stagione 2008-2009” ha aggiunto “l’influenza classica ha fatto 4.500 morti in Italia. Decessi mal contati perché per lo più si muore di complicanze, e non tutte vengono sempre collegate al virus".Dunque se una normale influenza “è degenerata in complicanze per circa 4 milioni di italiani, uccidendone almeno 4.500, possiamo pensare – stima l’esperto – che la nuova influenza si diffondera’ il triplo, con 12 milioni di casi, uccidendo anche tre volte di piu’". Di questa minaccia si terra’ conto nel disegnare il vaccino anti-influenzale per la prossima stagione, assicura l’esperto. "Al siero trivalente gia’ previsto – racconta Pregliasco – c’ e’ l’ ipotesi di abbinare un vaccino monovalente successivo, da somministrare in seguito, quindi con due dosi. Oppure si potrebbe pensare a un quadrivalente (tre piu’ uno), per proteggere contro tutti i possibili virus influenzali".