«Non dobbiamo illuderci: la battaglia contro gli incidenti stradali non è ancora vinta. Negli ultimi 10 anni, sulle strade italiane, sono morte oltre 55mila persone. E’ come se fosse sparita dalla cartina geografica una città delle dimensioni di Pordenone o Avellino. Giudichiamo positivo il fatto che, per il nono anno consecutivo, si sia registrata una diminuzione del numero dei morti, ma non dobbiamo abbassare la guardia anche in considerazione del fatto che il calo rispetto al 2009 è stato più contenuto di quello degli anni precedenti. Grande attenzione, in particolare, deve essere dedicata agli incidenti in città. I morti nelle aree urbane sono in aumento e, per arrivare ad una riduzione, è indispensabile introdurre nuovi sistemi come è stato fatto sulle autostrade». Con queste parole il Presidente della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, Sandro Salvati, ha commentato il rapporto Aci-Istat 2010 sugli incidenti stradali in Italia presentato la scorsa settimana. «I numeri confermano che, purtroppo, l’Italia non ha ancora centrato l’obiettivo europeo fissato nel 2001 – prosegue Salvati – che prevedeva il dimezzamento dei morti per incidente stradale. Altri paesi come Spagna e Francia hanno ottenuto questo risultato riuscendo, in alcuni casi, ad impiegare meno del decennio previsto. In Italia c’è stata una diminuzione dei morti, ma in maniera nettamente inferiore rispetto al passato. Nel 2009 il calo rispetto al 2008 era stato di 488 morti, pari al 10,3%. Nel 2010 la diminuzione è stata solo di 147 morti con una variazione del 3,5%. Un rallentamento che preoccupa e non possiamo dimenticare che, ancora oggi, a causa degli incidenti stradali perdono la vita 11 persone ogni giorno e, soprattutto, che un quarto dei morti ha meno di 30 anni». L’incidentalità stradale registrata dal settore assicurativo mostra che il “rischio circolazione” continua a essere preoccupante e produce costi elevatissimi per la collettività. I sinistri denunciati in un anno sono oltre 3,5milioni. I feriti risarciti dalle assicurazioni hanno superato il milione. Enorme il gap che ci separa da altri Paesi, come la Francia, in cui, a parità di parco autoveicoli circolante, gli incidenti risarciti dalle imprese di assicurazione sono stati 1 milione e 700 mila e i feriti poco più di 200 mila. Da anni le Compagnie di assicurazione hanno costituito la Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale e sono impegnate in progetti di comunicazione, formazione e sensibilizzazione dei guidatori. Ultima in ordine di tempo, la campagna “Pensa a guidare 2011”, ideata per richiamare tutti gli automobilisti al rispetto delle regole della strada.
«Nella battaglia per la tutela della vita e la riduzione del numero e della gravità degli incidenti stradali – conclude il presidente Sandro Salvati – la Fondazione ANIA è sempre in prima linea. Proprio per questo nella nostra ultima campagna abbiamo deciso di lanciare un messaggio forte, chiaro ed inequivocabile. Abbiamo mostrato le conseguenze gravissime degli incidenti stradali, delle quali si parla spesso, ma che nessuno ha il coraggio di mostrare. Dobbiamo renderci conto che, quando siamo al volante, ci sono delle regole che vanno rispettate. Sempre. Se ciò non avviene rischiamo di ucciderci o di uccidere. Dobbiamo tenere presente che certe condotte di guida causano alcuni tra i più gravi delitti che avvengono oggi. Penso, ad esempio, a chi causa incidenti stradali dopo essersi messo al volante sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o con un tasso alcolemico nel sangue ben oltre la soglia consentita dalla legge. Per questo riteniamo indispensabile fornire ai giudici uno strumento che renda certa la pena nei confronti di chi commette quelli che, in taluni casi, sono dei veri e propri omicidi. E’ tempo che si arrivi alla modifica del codice penale, introducendo una fattispecie normativa che regoli il reato di omicidio stradale».