Forestale sequestra la più grande discarica del Lodigiano

redazione

Questa mattina, dopo mesi di indagine, il personale del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lodi e del Comando Regionale di Milano, con, decreto emesso dal GIP presso il Tribunale di Lodi a seguito di richiesta del Procuratore Capo della Repubblica – dott. Vincenzo Russo, ha proceduto a sequestrare la discarica di Cavenago d’Adda (LO) di proprietà della Società Ecoadda S.R.L. facente parte del noto gruppo WASTE ITALIA.

I reati contestati spaziano dall’Attività di gestione di rifiuti non autorizzata, all’uso di atti falsi, al danneggiamento di acque pubbliche sotterranee.

Più precisamente, secondo l’accusa, presso la discarica di Cavenago si sarebbero effettuate, in assenza di specifica autorizzazione, attività di smaltimento di rifiuti diversi da quelli per i quali la stessa era in possesso di autorizzazione. In particolare sarebbero stati smaltiti presso la discarica ingenti quantitativi di rifiuti aventi FIR che  individuati con il codice CER 19.12.12 (rifiuti prodotti dal trattamento meccanico) mentre tali rifiuti risultavano non avere subito alcun trattamento preliminare allo smaltimento definitivo in discarica, quali selezione, triturazione, compattazione e recupero.

La Polizia Giudiziaria. nel corso dei ripetuti ingressi ha avuto modo di rilevare la presenza di numerosi cumuli di rifiuti di diversa natura, quali pneumatici integri, cavi elettrici, materiale plastico e altri rifiuti evidentemente differenti dai rifiuti solidi urbani e comunque non sottoposti a trattamento meccanico.

Al contrario il rifiuto di cui al codice CER 191212, per essere considerato tale, deve essere generato dal trattamento meccanico dei rifiuti solidi urbani ottenuto attraverso procedure di selezione, triturazione, compattazione e riduzione in pellet o altri trattamenti meccanici comunque diversi da incenerimento altri trattamenti chimico-fisici

Inoltre questa categoria di rifiuto deve essere costituita da materiali diversi da plastica, gomma, carta e cartone, vetro, metalli, legno, tessili, minerali e rifiuti combustibili, che invece sono indicati da altri codici CER.

L’accusa ha altresì ritenuto che, a seguito delle reiterate immissioni di sostanze inquinanti derivanti dalla gestione della discarica, sarebbe stata danneggiata la falda freatica sottostante. In particolare, nei campionamenti effettuati a valle dell’area indagata è emerso il costante aumento, al di sopra del limite previsto dalla normativa vigente, dei valori relativi al Manganese.

Inoltre, si è riscontrato anche un eccezionale innalzamento della falda, che di regola nella zona si presenta ad una profondità di 12 metri circa, e che in talune aree è emersa creando dei piccoli specchi d’acqua paludosi. Sono in atto ulteriori accertamenti per chiarire la natura del fenomeno.

Infine è stato contestato agli indagati l’uso di atti falsi, in quanto i c.d. F.I.R. (formulari identificazione rifiuti) e i relativi certificati di caratterizzazione dei rifiuti, avrebbero attestato falsamente il codice CER 19.12.12, mentre tali rifiuti risultavano non avere subito alcun trattamento preliminare allo smaltimento definitivo in discarica, quali il vaglio, la selezione e la riduzione volumetrica, tali da farli classificare con tale codice. La Polizia Giudiziaria ha in corso ulteriori accertamenti finalizzati alla individuazione di eventuali responsabilità in merito agli aspetti autorizzativi dell’esercizio della discarica.

Le attività svolte si sono avvalse anche del contributo del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Brescia, le cui indagini collegate – su delega della Procura della Repubblica di Brescia – hanno consentito di confermare le ipotesi investigative avanzate dalla P.G. procedente.