Frosinone: detenuto disabile tenta di aggredire poliziotto

Roberto Imbastaro
"Ancora tensioni delle carceri italiane. Questa mattina a Frosinone un detenuto disabile che stava effettuando colloquio con i familiari ha tentato di scagliare contro un poliziotto una stampella. Il detenuto era stato richiamato dall’Agente perchè stava alzando la voce con i familiari ed era in evidente stato d’ira: la cosa non ha avuto conseguenze drammatiche anche per l’intervento di un familiare del carcerato. Questa ennesima tentata aggressione ci preoccupa, anche perchè  gli eventi critici nelle carceri – aggressioni, atti di autolesionismo – sono purtroppo all’ordine del giorno e la tensione resta alta, a tutto discapito del nostro lavoro. La carenza di personale di Polizia Penitenziaria e di educatori, di psicologi e di Personale medico specializzato, il pesante sovraffollamento dei carceri italiani (66mila detenuti in carceri che ne potrebbero ospitare 43mila,con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite tenuto anche conto che più del 40% di chi è detenuto è in attesa di un giudizio definitivo),una pessima organizzazione del lavoro interno come c’è a Frosinone, sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi. Spesso, come a Frosinone, il personale di Polizia Penitenziaria è stato ed è lasciato da solo a gestire all’interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale e di tensione, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Le tensioni in carcere crescono non più di giorno in giorno, ma di ora in ora: bisogna intervenire tempestivamente per garantire adeguata sicurezza agli Agenti e alle strutture ed impedire l’implosione del sistema”.
E’ quanto dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione di Categoria, in relazione a quanto avvenuto nel carcere di Frosinone.
 “La carenza di personale di Polizia Penitenziaria, il costante sovraffollamento delle carceri con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite e soprattutto di coloro che in quelle sezioni deve lavorare rappresentando lo Stato come i nostri Agenti, sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione”, prosegue. “Rispetto a tutto questo, il DAP a guida Tamburino & Pagano pensa alle favole, alla vigilanza dinamica ed all’autogestione dei detenuti: ma le tensioni in carcere crescono in maniera rapida e preoccupante, colpevole anche una pessima organizzazione del lavoro dei poliziotti come c’è a Frosinone. Quel che non serve per risolvere questa umiliante situazione di sovraffollamento e tensioni è la delegittimazione del ruolo di sicurezza affidato alla Polizia Penitenziaria, come invece previsto proprio dal Capo Dap Giovanni Tamburino con una scelta (che il Vice Capo Luigi Pagano continua a tentar di presentare in giro come una positiva ‘rivoluzione normale’ delle carceri…) che favoleggia di un regime penitenziario aperto, di sezioni detentive sostanzialmente autogestite da detenuti previa sottoscrizione di un patto di responsabilità favorendo un depotenziamento del ruolo di vigilanza della Polizia Penitenziaria mantenendo in capo ai Baschi Azzurri il reato penale della ‘colpa del custode’ (articolo 387 del Codice penale). Di fatto, da quando è operativa questa disposizione del DAP, abbiamo constatato un aumento di aggressioni, di suicidi, dei tentati suicidi sventati per fortuna sventati dai poliziotti penitenziari, delle evasioni e di quelle tentate, delle risse e degli atti di autolesionismo. Se gli agenti non possono controllare stabilmente le celle le responsabilità non possono essere le loro ma di chi quella nota circolare ha firmato, il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Tamburino, e di chi la spaccia per ‘rivoluzione normale’ delle carceri, il Vice Capo Luigi Pagano”.