La vicenda è davvero spinosa, soprattutto in momento storico come questo, ma un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Torino sugli appalti del passante ferroviario del capoluogo piemontese ha fatto emergere un danno erariale che supera i 22 milioni di euro ed al quale 9 manager sono ora stati ora chiamati a rispondere. E’ stata la Procura Regionale della Corte dei Conti del Piemonte a far finire sotto la lente delle Fiamme Gialle torinesi le procedure con le quali alcune società del gruppo Ferrovie dello Stato hanno appaltato i lavori per la realizzazione della maxi-opera.Il passante ferroviario di Torino, un’opera imponente e con un forte impatto urbanistico, prevede l’interramento della linea ferroviaria che attraversa la città.L’intervento, affidato a un’associazione temporanea d’impresa, è stato però ultimato solo in parte visto che i cantieri del secondo lotto (il tratto compreso tra Corso Vittorio Emanuele II e Corso Grosseto sul quale si sono concentrati gli accertamenti delle Fiamme Gialle) sono ancora aperti.Alla sua origine il progetto del passante ferroviario prevedeva l’attraversamento della città in superficie, ma a lavori iniziati è stata però decisa una modifica dell’opera che ne prevedeva l’interramento di un lungo tratto anche sotto l’alveo del fiume Dora Riparia.Non una semplice variante, dunque, ma l’avvio di un progetto totalmente diverso che ha comportato la rescissione dei contratti in essere e la stipula di nuovi accordi (conclusi sempre con le stesse aziende appaltatrici).Dalle indagini dei finanzieri è però emerso che due studi, realizzati per un tracciato ferroviario di superficie e costati 4,5 milioni di euro, erano stati comunque commissionati nonostante fosse già stata approvata la decisione di interrare l’opera. In estrema sintesi una spesa del tutto inutile e assolutamente ingiustificata essendo da subito evidente che gli stessi sarebbero comunque rimasti sulla carta.Contestualmente a tale evidenza, non è passato inosservato all’occhio degli investigatori un indennizzo da 7 milioni di euro riconosciuto alle imprese appaltatrici per la rescissione del contratto originario. Difficile a questo punto immaginare quale possa essere il danno subito, visto che le stesse imprese, anche dopo il “cambio di programma”, hanno comunque mantenuto l’appalto per l’esecuzione dei nuovi lavori per un valore complessivo di oltre 442 milioni di euro.A tale spreco di denaro pubblico si è aggiunto il mancato incasso di ben 10 milioni di euro in considerazione che alle società appaltatrici non è stata applicata la prevista penale per il ritardo nella consegna delle opere, come si è verificato per la consegna della “fase ovest” del passante avvenuta ben 775 giorni oltre la data stabilita. Poco plausibili le giustificazioni addotte al riguardo che, però, sono state accettate dal committente pubblico senza muovere alcun rilievo.I militari della Guardia di Finanza hanno così quantificato in oltre 22 milioni di euro il presunto danno erariale causato dalla cattiva gestione dei fondi pubblici.Sono 9 gli ingegneri, chiamati a rispondere e che, all’epoca dei fatti, erano dirigenti di due società delle Ferrovie dello Stato.La Procura Regionale della Corte dei Conti, dopo aver esaminato il rapporto dei militari della Guardia di Finanza di Torino, sta ora chiedendo le memorie difensive agli interessati per poi decidere la loro eventuale citazione in giudizio.