GdF: arrestati i ladri d’identità del Ministro Tremonti

Stefano Serafini

Due giovani che avevano pensato di aprire un falso profilo Facebook a nome del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Prof. Giulio Tremonti (rubandone, di fatto, l’identità), sono stati individuati e denunciati dai finanzieri del Nucleo Speciale Frodi Telematiche che hanno operato in collaborazione con i colleghi della Tenenza di Pontassieve (FI) e con quelli del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma.
Il falso profilo Facebook, nel giro di pochi giorni, aveva calamitato quasi 5.000 amici presumibilmente soddisfatti e favorevolmente sorpresi per aver preso contatto così facilmente con il titolare di uno dei Dicasteri più importanti della Repubblica attraverso il celebre social network.
Le indagini, avviate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno visto da subito impegnate le Fiamme Gialle che in tempi record hanno dato un nome ed un viso – questa volta non contraffatti – ai responsabili della malefatta.
I due ladri d’identità, rintracciati uno in provincia di Torino e l’altro in quella di Firenze, sono due trentenni dotati di brillanti competenze informatiche.
Gli stessi, dopo aver creato ad arte la pagina truffaldina, avevano anche postato qualche messaggio “fuori protocollo” che, però, non è certo passato inosservato.
Nonostante i collegamenti al social network siano avvenuti da luoghi sempre diversi, gli 007 tecnologici della Guardia di Finanza sono comunque riusciti a ricostruire ogni singolo passaggio, arrivando persino alla configurazione dei computer utilizzati e realizzandone così un dettagliatissimo “identikit”.
La tempestiva collaborazione resa ai finanzieri da parte della Direzione di Facebook, ha consentito agli investigatori di acquisire immediatamente i “log” con le informazioni necessarie per imputare le responsabilità derivanti da ciascuna delle operazioni compiute fraudolentemente dai due attraverso l’utilizzazione di un falso profilo del Ministro Tremonti.
Ai due responsabili non è bastato nemmeno sfruttare connessioni intestate ad aziende con cui avevano rapporti di lavoro, oppure con quelle riconducibili ad amici e conoscenti, poiché l’incrocio dei dati acquisiti e analizzati ha permesso ai finanzieri di andare praticamente a colpo sicuro.
I due giovani, accusati per il reato previsto e punito dall’articolo 494 del Codice Penale (sostituzione di persona), rischiano ora una condanna sino a un anno di reclusione.