GdF: arresti per il business delle false residenze a Prato

leonardo Ricci

E’ finito con 11 arresti e 350 perquisizioni il blitz che questa mattina i finanzieri del Comando Provinciale di Prato, unitamene gli agenti della locale Polizia Municipale, hanno eseguito nei confronti di un sodalizio criminale composto da cittadini cinesi e italiani che procurava illecitamente a cittadini di etnia cinese iscrizioni all’Anagrafe Comunale in cambio di somme in denaro o altre utilità.

Il “sistema” funzionava alla perfezione grazie alla complicità garantita da una funzionaria di Stato Civile addetta alle certificazioni di residenza, ma le indagini dei finanzieri e pratesi, partendo da un controllo interno effettuato da un Dirigente comunale insospettito da alcuni comportamenti anomali, hanno finalmente messo in luce tutte le responsabilità.

Secondo gli inquirenti il gruppo criminale italo-cinese, che sfruttava appieno il canale loro fornito dalla dipendente comunale infedele, gestiva in modo sistematico il business delle false residenze che venivano richieste da stranieri della comunità cinese da poco giunti per lavorare in Italia.

Il “tariffario” previsto per tali prestazioni prevedeva tangenti che oscillavano tra i 600 ed i 1.500 euro necessari per procedere all’iscrizione all’Anagrafe comunale di Prato. Al resto pensava tutto la dipendente arrestata la quale, aiutata dai figli, incaricava un Ufficiale dell’Anagrafe del Comune di accettare le domande così come presentate.

Lo stesso meccanismo, per girare senza intoppi, prevedeva la non attivazione della Polizia Municipale sui controlli delle dimore nonché l’utilizzo di indirizzi di comodo (anche 10 persone per ogni recapito), con contestuale rilascio di certificazioni e carte di identità a cinesi ormai divenuti a tutti gli effetti “pratesi”.

Tale questo sistema, in soli 8 mesi, ha permesso all’organizzazione di realizzare guadagni quantificabili tra i 180.000 ed i 450.000 euro, in prevalenza spartiti tra la promotrice del traffico, la dipendente comunale infedele ed altri sette intermediari cinesi.

Successivamente agli arresti e alle perquisizioni personali e domiciliari già compiute nei confronti di 300 cinesi falsi residenti, sono ora scattati gli accertamenti sulla loro posizione lavorativa nonché sulla effettiva titolarità a permanere nel territorio italiano.