GdF: Catanzaro, affari tra la criminalità organizzata calabrese e i cartelli dei “narcos” albanesi. Eseguiti 25 arresti

Giuseppe Magliocco

Sono 150 i finanzieri impegnati stamani nel corso di un’operazione condotta su larga parte del territorio nazionale, che ha comportato l’arresto di 25 responsabili tra cui figurano 3 capi-cosca delle ‘ndrine del vibonese, tutte collegate alla potente cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (VV).
L’operazione, considerato anche il livello criminale degli arrestati, ha richiesto l’impiego dei Reparti Antiterrorismo e Pronto impiego della Guardia di Finanza (i c.d. “Baschi Verdi”), oltre alle unità cinofile e agli elicotteri del Servizio Aereo del Corpo.
Secondo gli inquirenti, che per l’occasione si sono avvalsi della preziosissima collaborazione resa dalla Direzione Centrale dei Servizi Antidroga, i clan calabresi, solitamente molto attivi nei traffici di cocaina, hanno evidentemente “fiutato” anche il business derivante dal traffico di marijuana, entrando in diretto contatto con i narcos del “Paese delle Aquile” (attualmente i più grossi produttori di marijuana nel continente e con basi operative sparse in tutta Europa) che, proprio negli esponenti della ‘ndrangheta, hanno trovato interlocutori affidabili nonché dotati di grandi disponibilità finanziarie.
Per capire quale a quale punto fosse arrivato il grado di “affiatamento” tra la malavita albanese e quella calabrese, basti solo considerare come, nel giro di pochi mesi, il business criminale messo in piedi bypassando la tradizionale intermediazione della malavita pugliese (“competente per territorio” visto che i carichi di droga provenienti dall’Albania approdano sulle coste della Puglia), ha consentito di importare circa 5.000 kg. di marijuana dando così il là per un ben più largo traffico di “fumo” da distribuire sulle piazze dello spaccio clandestino.
Da rilevare, oltre all’arresto dei vertici dell’organizzazione, come i finanzieri siano arrivati a catturare anche finanziatori, mediatori, traduttori, corrieri, personaggi che avevano l’incarico di curare l’arrivo del narcos albanesi in Italia, magazzinieri per lo stoccaggio delle partite di droga, pusher per la minuta vendita e persino chi aveva il compito di monitorare l’uscita dal porto delle motovedette della Guardia di Finanza con l’evidente scopo di preservare le importazioni di droga dal mare Adriatico, a testimonianza anche del livello organizzativo raggiunto dalle organizzazioni che gestivano il traffico.
Non meno importanti sono stati comunque i sequestri di marijuana per oltre 2,8 tonnellate che i finanzieri – tra l’agosto e il settembre del 2016 – avevano già portato a termine, sia in mare aperto, sia nel porto di Ancona, causando alle ‘ndrine un danno economico stimabile in oltre 10 mln. di euro ed arrestando in flagranza di reato di 11 soggetti alle stesse collegati.