Avevano preteso un doppio pagamento per dei servizi anti-incendio prestati alla Regione Calabria per mezzo di elicotteri di una società vicentina, qualcuno se ne è però accorto e così quattro responsabili sono stati arrestati dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Catanzaro e dal personale della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria.
Questo è l’epilogo di un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, che ha permesso di scoprire una truffa ai danni dello Stato da oltre 250.000 euro.
Le odierne ordinanze di custodia cautelare, in particolare, hanno riguardato un funzionario della Regione Calabria, già in servizio presso la Protezione Civile e ora detenuto in carcere, unitamente all’amministratore, al rappresentante legale e al procuratore di una società vicentina che aveva operato per diversi anni nel settore dell’antincendio boschivo per la stessa Regione.
I responsabili della frode, secondo quanto accertato dagli inquirenti, avevano provveduto a presentare – ed a farsi liquidare – due fatture della Protezione Civile regionale (precedentemente già pagate) per un importo totale di poco superiore ai 250.000 euro.
Tali versamenti, corrisposti in funzione dei servizi aerei predisposti per gli avvistamenti e il contrasto agli incendi nelle zone boscose, furono però liquidati dalla Regione Calabria una prima volta a giugno 2013 ed una seconda volta a dicembre 2014.
Dopo l’effettuazione della seconda liquidazione, però, l’istituto di credito incaricato di incassare i soldi per conto dalla società vicentina di servizi aerei sollecita il saldo della prima liquidazione (all’epoca non ancora interamente versata), andando così a suscitare l’interesse della nuova Dirigenza della Protezione Civile che, difatti, si accorge del doppio pagamento.
Chiamato a fornire chiarimenti su tale grave incongruenza, il funzionario regionale arrestato l’aveva giustificata come un errore sostenendo però, al fine di camuffare il suo illecito disegno truffaldino e pur senza possedere alcuna specifica attribuzione in merito, che il pagamento del medesimo importo era comunque dovuto in relazione ad altre fatture non saldate.
Secondo il GIP del Tribunale di Catanzaro, però quelle fatture erano già state liquidate, annullate con successive note di accredito ovvero “gonfiate”, e tanto era già più che sufficiente all’Autorità Giudiziaria per emettere i provvedimenti di carcerazione oggi eseguiti dalla Guardia di Finanza catanzarese.