La zona, adibita a vigneti, ospita una delle eccellenze dell’agricoltura italiana poiché è in quella stessa area che viene coltivato il celebre “Greco di Tufo” e il responsabile di una piantagione di marijuana, che i finanzieri del Comando Provinciale di Avellino hanno proprio lì scoperto, deve aver immaginato che le qualità di quei terreni e la particolarità di quel microclima potesse dargli ottimi risultati anche per la sua particolare coltura.Lo stesso coltivatore non deve però essersi evidentemente accorto delle indagini e degli appostamenti che i finanzieri avellinesi stavano effettuando sul suo conto e su quegli stessi terreni, almeno sino a quando i militari hanno individuato una cavità naturale all’interno del quale era stata ricavata una vera e propria piantagione di “cannabis indica”.La coltivazione illegale, oltre a godere della fertilità di quella terra, era riscaldata giornalmente con pannelli alogeni collegati ad un timer. Una vera e propria serra dotata di tutto il necessario, peraltro gestita da un assuntore di stupefacenti già noto alle Forze dell’Ordine e arrestato dai finanzieri proprio mentre era tranquillamente intento nella sua attività di “coltivatore”.Oltre alla produzione di sostanze stupefacenti, lo stesso è stato denunciato anche per furto aggravato in quanto le lampade alogene utilizzate per l’illuminazione delle piante erano direttamente collegate alla rete elettrica ma senza passare da nessun contatore. Le piante di “cannabis” rinvenute dalle Fiamme Gialle erano di una qualità particolarmente ricercata (la c.d. “giamaicana”), e sono state poste sotto sequestro unitamente alle attrezzature ed ai materiali impiegati per favorirne la crescita.