Era davvero un’associazione per delinquere a tutto tondo quella sgominata dai finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza nel corso dell’operazione “Factotum”, che le fiamme gialle hanno condotto in collaborazione con gli agenti della Polizia Stradale e che si è conclusa con l’esecuzione di 39 misure cautelari scattate alle prime ore di stamani.
L’operazione – alla quale hanno preso parte oltre 300 tra finanzieri e poliziotti – era stata avviata sulla scorta di alcune informazioni fornite dal Ministero dell’Interno – Servizio di Polizia Stradale riguardante un traffico di auto rubate in Italia, che venivano poi reimmatricolate e dotate di falsi documenti per essere rivendute all’estero.
Le successive indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica cosentina, hanno messo in luce il coinvolgimento nell’illecito traffico di alcuni soggetti operanti in Italia i quali, grazie ai loro collegamenti con esponenti della criminalità est-europea (principalmente con quella rumena), si appropriavano di autovetture di grossa cilindrata ottenute in leasing che venivano poi “ripulite” con una nuova immatricolazione e nuovi certificati di proprietà prima di essere commercializzate all’estero.
Le risultanze investigative ottenute della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato sul conto dei responsabili non si sono però fermate al solo settore dei furti di auto, giacché i responsabili del gruppo criminale erano attivi anche nello spaccio di cocaina, hashish e marijuana, droghe che cedevano in gran quantità a un elevato numero di giovani assuntori con un giro d’affari stimato in almeno un milione di euro.
Non sono poi mancati, nel loro ampio corollario criminale, anche prestiti usurari con tassi d’interesse oscillanti tra il 120% ed il 300% a fronte di “finanzimenti” concessi a piccoli imprenditori e persone fisiche che versano in serie difficoltà finanziarie, furti commessi con frequenza giornaliera presso centri commerciali, nonché ripetute simulazioni di sinistri stradali, infortuni, furti e persino incendi grazie ai quali erano riusciti a truffare le compagnie assicurative.
Di particolare gravità, proprio nell’ambito delle diverse e ripetute azioni delinquenziali che gli investigatori hanno portato alla luce, è stato l’incendio che gli stessi responsabili avevano appiccato a uno stabile, dove tra l’altro risiedevano anche alcune famiglie, con lo scopo di riscuotere un premio assicurativo da 100.000 euro, il che dice molto al riguardo del livello di pericolosità sociale raggiunto degli arrestati.