GdF: Gorizia, camicie di alta sartoria “made in italy”? Forse no. Scoperto un traffico milionario di prodotti “fake” provenienti dall’Ungheria

Enrico Fiorenza

La “delocalizzazione” delle produzioni in altri paesi che molte realtà industriali scelgono per abbattere i costi rappresenta purtroppo un danno molto grave per l’occupazione, ma se poi un’azienda italiana che produce all’estero fa apporre sui propri prodotti l’etichetta con su scritto “Made in Italy” oltre al danno si unisce la beffa, anche per questo i finanzieri del Comando Provinciale di Gorizia hanno colpito molto incisivamente scoprendo un traffico fraudolento di capi d’abbigliamento e denunciandone il responsabile che ora rischia una condanna fino a due anni per “vendita di prodotti industriali con segni mendaci”.
L’operazione delle fiamme gialle goriziane aveva preso le mosse da un controllo compiuto a marzo 2016. In quel frangente i finanzieri operanti presso il valico “Sant’Andrea” fermarono un furgone proveniente da una cittadina a 160 km. da Budapest che stava trasportando camicie dichiarate come di “alta sartoria” e “su misura” realizzate in Ungheria.
Fin qui nulla di strano, se non fosse che quegli stessi manufatti solo in quel momento entravano nel Belpaese, al contrario di quelle etichette cucite al loro interno che, invece, facevano bella mostra di sé con l’inconfutabile dicitura “Made in Italy” e con tanto di bandierine tricolori, anche queste inconfutabilmente italiane.
È stato a quel punto che la GDF di Gorizia, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha deciso di investigare a fondo su quello strano trasporto sino ad arrivare ad un’impresa bergamasca che – dal 2011 al 2016 – si era rifornita delle stesse identiche camicie dallo stesso opificio ungherese, commercializzandone circa 38.000 pezzi per un volume d’affari superiore ai 3 mln. di euro.
A questo si aggiunga che l’amministratore dell’impresa bergamasca è il rappresentante legale di quella ungherese sono la stessa persona, particolarità questa che induce a riflettere sul fatto che qualcuno abbia voluto realizzare profitti doppi risparmiando su una manodopera altamente specializzata, come senza dubbio è quella italiana della moda, attestando però una falsa indicazione d’origine.
A conclusione delle indagini, che ancora una volta conferma quale sia l’impegno anche “sociale” che la Guardia di Finanza profonde a tutela dell’imprenditoria sana, l’impresa coinvolta è stata altresì segnalata per responsabilità amministrativa in quanto il traffico condotto dal suo amministratore è di natura penale e perché il reato configura una diretta responsabilità dell’ente.
La Guardia di Finanza ricorda comunque a tutti i consumatori che è possibile segnalare alle fiamme gialle anche questi casi di frode in commercio, attraverso il numero di pubblica utilità del Corpo “117” attivo – 24 ore su 24 – in tutto il territorio nazionale.