GdF: Gorizia, Operazione “Grande Tagliamento”, eseguite centinaia di perquisizioni e di sequestri documentali per appalti di opere pubbliche realizzate in tutta italia

Oriol De Luca

Sono 400 i finanzieri del Comando Provinciale di Gorizia e degli altri Comandi competenti per territorio, impegnati dalle prime luci dell’alba in una lunga serie di perquisizioni e sequestri disposti dalla Procura della Repubblica nell’ambito dell’operazione “Grande Tagliamento” che sta facendo luce su numerosi appalti e subappalti di opere pubbliche realizzate in tutta Italia ed aventi un valore complessivo superiore al miliardo di euro.
I reati su cui l’Autorità Giudiziaria inquirente sta cercando di fare piena luce sono gravi quanto diffusi e riguardano principalmente l’associazione a delinquere, la turbativa d’asta, gli inadempimenti e le frodi nelle pubbliche forniture, i subappalti in violazione di legge e la concussione.
L’indagine nasce dai controlli effettuati su un appalto anomalo che aveva riguardato la città di Gorizia, ma si è poi estesa prima a tutto il Friuli Venezia Giulia per poi valicarne i confini scoperchiando un “sistema” illegale di spartizioni.
Al momento sono interessati dalle perquisizioni della Guardia di Finanza Enti pubblici, società ed abitazioni di soggetti sottoposti ad indagini per procedure di affidamento riguardanti la costruzione e la manutenzione di strade, autostrade, ponti, cavalcavia, viadotti, gallerie, sottopassi, piste di aeroporti, edifici, opere fluviali e di ingegneria idraulica, acquedotti, gasdotti, opere marittime, lavori di drenaggio nonché impianti di bonifica e di protezione ambientale.
La portata dell’indagine in questione riveste dunque un rilievo assolutamente nazionale, sia per le molte regioni in cui tali opere sono state realizzate, sia per la loro indubbia importanza infrastrutturale che certamente influisce sulla rete viaria ed il sistema dei trasporti italiano nonché sulla sicurezza stessa dei cittadini atteso che nel mirino degli investigatori sono finite anche le opere realizzate in seguito al tragico sisma del 2016 che ha colpito il Centro Italia.
Proprio a tal riguardo, la Procura goriziana sta ora ricostruendo intere catene di appalti e subappalti verificando la regolarità di qualcosa come 150 procedimenti di aggiudicazione delle opere pubbliche per le gare indette negli anni 2015/2018, che hanno così generato gli odierni provvedimenti di perquisizione eseguiti all’interno delle sedi amministrative di 120 società (alcune delle quali di grande importanza a livello nazionale) e presso i domicili di 220 soggetti ubicati in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Lazio, Campania, Sardegna e Sicilia.
L’inquietante ipotesi formulata dagli inquirenti è che esistano tra le imprese veri e propri “cartelli” con accordi occulti tesi ad una preordinata spartizione dei lavori che si sarebbero concretizzati nella partecipazione di gare piuttosto che ad altre, nell’entità delle offerte da presentare in modo tale da permettere, di volta in volta, all’impresa prescelta (ma facente comunque capo ad una precisa “cordata”) di aggiudicarsi l’appalto alle condizioni più favorevoli possibili, il tutto violando l’imprescindibile principio di libera e sana concorrenza tra le imprese.
Secondo gli inquirenti, che per queste delicate fasi di acquisizione delle prove hanno scelto di impiegare i mezzi e le peculiari capacità investigative delle fiamme gialle, nel corso delle indagini già svolte sarebbero emerse prassi contrarie alla legge come la costituzione di associazioni temporanee d’imprese su base puramente cartolare, l’utilizzo indebito di contratti di subappalto per quote superiori al limite normativo del 30% (in cambio di percentuali di guadagno), la falsa attestazione documentale di dotazioni logistiche e strumentali avente come chiaro intento quello di incrementare i “punteggi tecnici” attribuiti alle singole imprese partecipanti da parte delle commissioni aggiudicatrici degli appalti.
Sarebbero decine, infatti, le turbative d’asta perpetrate attraverso tale “sistema” da parte delle imprese coinvolte, con lavorazioni eseguite utilizzando talvolta materiali non certificati, difformi da quelli dichiarati ed in quantitativi inferiori rispetto a quelli richiesti (e dunque fatturati), con conseguenti gravi violazioni, anche di natura ambientale; il tutto condito da comportamenti talvolta colpevolmente omissivi da parte di chi avrebbe dovuto esercitare le previste attività di controllo.