GdF: Livorno, vite da nababbi alle spalle del Fisco arrestati 5 responsabili

Giuseppe Magliocco

Una vita da nababbi fatta di viaggi verso le mete internazionali più ambite, frequenti puntate al casinò, gioielli, auto potenti e cene nei ristoranti dei più rinomati chef; peccato che a garantire un tenore di vita così elevato contribuissero essenzialmente artifizi contabili fraudolenti volti ad evadere il Fisco ed a dimostrare stati di bancarotta che si sono poi però tramutati in stati di arresto.
E’ questa la sintesi dell’operazione “Black Coop” condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Livorno sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, al termine della quale 5 responsabili di nazionalità italiana, albanese e argentina sono stati sottoposti a custodia cautelare in quanto responsabili dei reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, bancarotta semplice, appropriazione indebita aggravata, dichiarazione infedele, sottrazione al pagamento delle imposte, indebita compensazione di crediti inesistenti e intestazione fittizia di beni.
La scoperta del gruppo criminale, ai quali si aggiunge la presenza di altri 11 soggetti, anch’essi di varia nazionalità e indagati a vario titolo nella vicenda, è stata resa possibile a seguito di una lunga indagine che le fiamme gialle labroniche avevano avviato a luglio 2015, dopo aver ricevuto alcune segnalazioni di operazioni finanziarie sospette peraltro effettuate da soggetti già gravati da precedenti penali.
E’ stato così che gli investigatori della GDF hanno cominciato ad interrogare le numerose banche-dati in uso al Corpo, ricostruendo pian piano tutto il castello di carte che i responsabili della frode avevano messo in piedi per garantirsi i loro agi e le loro ricchezze senza dover corrispondere quanto dovuto al Fisco.
Con i soliti artifizi contabili fatti di società cooperative “usa e getta” operanti nel settore dei servizi e con circa 200 dipendenti italiani ed albanesi, i 5 arrestati monetizzavano i cospicui ricavi che riuscivano a conseguire mascherandoli con i soliti sistemi evasivi come le predisposizione di infedeli dichiarazioni dei redditi, indebite compensazioni per crediti inesistenti e fittizi trasferimenti della propria residenza all’estero, il tutto corredato dalla solita presenza di “prestanome” ai quali intestare la titolarità delle imprese nonché quello dei beni realmente posseduti.
Per il Fisco italiano, infatti, si trattava di soggetti che percepivano redditi modesti compresi in appena 15.000 euro annui, mentre le risultanze investigative ottenute dai militari delle fiamme gialle parlano di un mancato versamento di debiti tributari per oltre 10 milioni di euro, fattore questo che, tra gli altri, ha determinato un sequestro preventivo “per equivalente” di beni finalizzato alla successiva confisca per circa 8,8 milioni di euro costituiti da somme di denaro, 11 autovetture (tra cui Jaguar, Maserati, Mercedes e Range Rover), una villetta a schiera, un’imbarcazione e 4 motoveicoli.