GdF: maxi sequestro per la cosca reggina dei Fontana

Leonardo Ricci

Un patrimonio mobiliare stimato in 21 milioni di euro è stato sequestrato dai finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, su disposizione della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti della famiglia malavitosa dei Fontana, ‘ndrina molto nota anche per la sua egemonia nel quartiere reggino di Archi.

L’inchiesta condotta dalle Fiamme Gialle, già avviata nell’ambito dell’operazione “Athena 49%” con la quale erano stati arrestati 8 affiliati alla cosca dei Fontana per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e trasferimento fraudolento di valori, ha messo in luce come lo stesso clan fosse persino riuscito a infiltrarsi in una società mista pubblico/privata, a prevalente capitale pubblico, attiva nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani in città.

A questo si affianca il regime quasi monopolistico che le attività commerciali riconducibili agli accoscati erano riuscite ad acquisire in alcuni importanti settori dell’economia cittadina, unito alla considerazione che la gestione mafiosa delle stesse attività commerciali non fosse determinata soltanto dal profitto che potevano far conseguire, ma che rispondesse a una ben più ampia strategia di ricerca del dominio economico, secondo una visione tipica dell’imprenditoria mafiosa che non fa distinzione alcuna tra profitti criminali e profitti leciti.

Gli accertamenti patrimoniali eseguiti dai finanzieri sul conto della famiglia, in particolare del “capocosca” Fontana Giovanni e dei figli Francesco Carmelo, Antonino, Giandomenico, Giuseppe Carmelo e dei rispettivi nuclei familiari, per un totale di 14 persone fisiche e 6 persone giuridiche, hanno poi consentito di rilevare l’assoluta sproporzione esistente tra l’ingente patrimonio individuato ed i redditi dichiarati dagli indagati, comunque tali da non giustificarne una legittima provenienza.

Le confessioni rese dai collaboratori di giustizia, in particolare per ciò che riguarda il vertiginoso incremento patrimoniale illecitamente acquisito dalla cosca dagli anni ’80 ad oggi, ha infine consentito di cristallizzare il quadro indiziario faticosamente ricostruito dagli inquirenti e con il quale oggi si è potuto assestare un altro duro colpo ad un “potere”, in questo caso quello economico, dal quale le organizzazioni criminali di stampo mafioso, al pari della loro forza intimidatoria e delle loro azioni criminali, traggono la loro forza.