GdF: Milano, sgominata organizzazione criminale di nordafricani che trasferiva denaro proveniente da traffici di droga e di migranti

Giuseppe Magliocco

Con un’operazione scattata all’alba, circa 100 finanzieri hanno dato esecuzione a 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura della Repubblica di Milano, emesse nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di un’organizzazione criminale di matrice islamica attiva nel riciclaggio di proventi illeciti derivanti da vari gravi reati, tra cui quelli del traffico di droga e quello di esseri umani.
L’operazione, condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Milano, ha interessato varie regioni italiane (Lombardia, Piemonte e Lazio con l’esecuzione di numerose perquisizioni che hanno portato al rinvenimento ed al conseguente sequestro di 1.000.000 in contanti) con indagini che si sono allargate sino in Ungheria, paese dove l’organizzazione di nordafricani aveva impiantato una propria base operativa.
Per gli investigatori della Guardia di Finanza, gli arrestati (6 egiziani, 5 siriani e 2 marocchini) con il tradizionale sistema di trasferimento di denaro molto utilizzato nei paesi islamici e conosciuto con il nome di “Hawala”, avevano trasferito ingenti somme di denaro provenienti da attività delittuose connotate di particolare gravità.
Quello di “Hawala” è un sistema finanziario basato sulla compensazione tra crediti e debiti che, pur senza passaggi fisici, permette di trasferire denaro da un paese all’altro e da un soggetto all’altro senza lasciare indicazioni sulla tracciabilità di queste operazioni. Proprio per questo, si tratta un sistema molto utilizzato anche dalle organizzazioni criminali e terroristiche.
L’odierna operazione, sviluppatasi anche grazie alla fondamentale collaborazione resa dalle Autorità ungheresi, dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo nonché dallo SCICO della Guardia di Finanza, era stata avviata a seguito di un controllo di valuta avvenuto a maggio 2015 presso l’aeroporto di Milano Linate.
In quell’occasione, i finanzieri operanti avevano identificato un cittadino libico trovato in possesso di 297.000 euro in contanti e con un smartphone pieno di immagini e video inneggianti al fondamentalismo islamico nonché all’ISIS.
Sospettando che l’uomo stesse trasferendo denaro in favore di qualche cellula terroristica attiva in territorio europeo, hanno così cominciato a indagare sotto il diretto coordinamento della Procura della Repubblica meneghina fino a rivelare come molto denaro fosse stato effettivamente trasferito in maniera “occulta”, non per finanziare gruppi sovversivi bensì per portare in luoghi sicuri gli ingenti guadagni conseguiti con i turpi “business” come quelli della droga e della tratta di esseri umani.
Secondo gli inquirenti, il libico fermato a Linate aveva peraltro già eseguito – tra il 2013 ed il 2015 in Germania, Francia, Olanda e Italia – dichiarazioni doganali relative a possesso di valuta per circa 50 milioni di euro.
Davvero tanti soldi dunque e che, secondo quanto accertato nel corso dell’inchiesta, sono la chiara dimostrazione di quanto l’organizzazione oggi messa agli arresti fosse in grado di trasferire in favore di trafficanti d’armi, di droga o di esseri umani.